Blog dei Tifosi
Il Blog dei Tifosi – Sogno o son desto?
Paolotto racconta un suo strano sogno, che ha come protagonisti alcuni viola insieme a diversi frequentatori di questo blog
Mi ero appisolato sul divano quando Nico era stramazzato dopo essere stato colpito dallo spostamento d’aria provocato da un missile piede-caviglia dell’avversario, che aveva mancato l’obbiettivo.
Nico che si rotola per terra: la monotonia mi ha sempre favorito il sonno. Accadeva così anche ai tempi di tutti quegli 1-1 di Pioli. Infatti, prima di lasciarmi cullare tra la braccia di Morfeo – non quello che pensate, che pure dormiva parecchio, ma un altro – avevo iniziato a domandarmi come se la stessero passando adesso i tifosi del Milan.
Mentre le immagini continuavano a scorrere sul televisore e si trasformavano in altre, lentamente sprofondavo nel sonno e cominciavo a sognare.
Vedevo file di lattuga nell’orto, ballini di concime da spargere sul terreno da poco vangato – ah, la mia povera schiena, peggio di quella di Bonaventura. Si intervallavano, però, anche figure familiari tipo Enzo Robotti e Sergio Castelletti che uscivano di corsa dal sottopassaggio in una giornata piovosa, o di Juan Seminario che faceva gol al Barcellona in una amichevole notturna di una calda estate degli anni Sessanta. O forse era il contrario.
Seguiva, nel sogno, l’apparizione di Pizzulaficu con un furgone pieno di birre: voleva regalarmele perché non sapeva più cosa farsene. Allora andavamo insieme a prenderci uno spritz a Populonia, dove scoprivamo Vincenzo Italiano che, con fare sospetto, nascosto sotto una parrucca bionda e con enormi occhiali da sole, stava appoggiato al muro e fingeva di leggere Hurrà Juventus, ma lo teneva alla rovescia. Ci davamo di gomito con Pizzu e ci mettevamo a spiare da dietro l’angolo. Arrivava poco dopo, sceso da una Croma targata TO, un giovane moro e tracagnotto dalle folte ciglia – tanto nessuno lo piglia – con delle cambiali che gli uscivano dalle tasche. I due si mettevano a confabulare, senza mascherina. Poi si allontanavano in direzione opposta, con aria soddisfatta.
Ora, laggiù in fondo alla strada avanzava Berardo in una larga camicia di stile coloniale e con una calcolatrice in mano. Pecos Bill usciva dal pescivendolo guardando con sospetto la testa dell’orata che aveva appena acquistata, e si dirigeva dall’ortolano di piazza della Repubblica per le solite banane. Il torrente Ema ora sboccava nel golfo di Baratti, lì sotto Populonia, e l’omonimo utente era intento a pescare a canna giovani calciatori, mentre Gianniki era occupato in una indagine storico-medica in materia di avvelenamenti all’isola di Sant’Elena. Un sempre più devoto Pierre Bayle collocava dei fiori sotto l’immagine della Santa Trinità dal Mistero finalmente svelato nel tabernacolo all’angolo con via dell’Adorazione: Rocco il Padre, Joe il Figlio, Italiano lo Spirito Santo. E così sia. Nella lunetta era raffigurato San Daniele fra i leoni.
Tutto filava come doveva, quindi. Quindi, con Pizzulaficu ci mettevamo alla ricerca di Uno che se ne intendeva. Da qualche parte doveva pur essere e magari era proprio lì a Populonia, visto che se n’intendeva.
Ma ecco che, a rompere l’incantesimo, giunge un rumore improvviso e fastidioso.
Ora tutto si ferma e compare il mio televisore. Chi l’avrà mai portato a Populonia? Tu la senti la mi’ moglie, che stasera deve vedere il seguito della serie di Zingaretti. Va riportato subito a casa, e meno male che c’è il furgone di Pizzulaficu, perché a piedi sarebbe un problema.
Poi compare anche il divano, mentre Pizzulaficu e il suo furgone sono spariti. Come faccio a riportare a casa tutta questa roba da Populonia?
Comincia a cambiare la scena, che diventa man mano più reale ricomponendosi nell’ambiente domestico consueto, compresa quindi mia moglie che parla al telefono. Ah, ecco: quel suono che mi ha svegliato era lo squillo. Peccato per le birre di Pizzulaficu. Sarà per un’altra volta, ma in fondo io preferisco il vino. Possibilmente un bianco della Mosella, grazie.
Sì, ora è proprio tutto in ordine come sempre. Mi rassicuro.
Sul televisore scorrono le immagini, si soffermano su Italiano con le mani in tasca a bordo campo che ara furiosamente il terreno davanti alla panchina mentre il quarto uomo gli fa notare che, a forza di andare su e giù, ha scavato una trincea, nella quale naturalmente, appena l’ha vista, è subito precipitato rovinosamente Nico Gonzalez che si stava accingendo a una rimessa laterale. Ora è là sul fondo della fossa che si rotola in preda ai dolori più atroci. Un uomo nato per soffrire. L’arbitro viene a vedere cosa è successo e ammonisce Italiano.
Intanto Ikonè coglie il palo per tre volte di fila, riprendendo sempre la ribattuta. Grandi applausi: il palo è piccolo è non è da tutti centrarlo in pieno tre volte di seguito con un pallone. Ci vuole una mira sovrumana. Ma Italiano non apprezza il virtuosismo del francese e tira un nocchino nel capo a Sottil seduto in panchina, poi lo prende per un braccio, lo alza e, col dito puntato otto il naso, gli spiega come Ikoné deve tirare in porta. Sottil dice che ha capito e che non mancherà di riferire il prima possibile.
Ma il sogno non era finito?
Un compassato signore osserva imperturbabile la scena e dà disposizioni alla squadra avversaria.
Ecco, ora tutto è chiaro: c’è la partita in diretta. Ancora 0-0, ma siamo appena all’inizio. E io che mi ero già addormentato!
Macché dormire, sognare. Qui bisogna stare ben desti e vincere, ce lo chiede l’Europa.
di Paolotto