Difesa ristrutturata, centrocampo da verificare, attacco senza una vera alternativa a Kean: la Viola cerca il giusto equilibrio per affrontare la seconda parte di stagione
Terminata la sessione invernale di mercato, dopo 8 partenze e 4 arrivi, la rosa attuale della Fiorentina esclusi eventuali aggregati dalla Primavera conta 23 giocatori, di cui 13 italiani, di cui tre cresciuti nel settore giovanile. Si tratta di tre portieri, cinque difensori centrali, tre terzini, sette centrocampisti, quattro trequartisti e un centravanti. La squadra dell’anno scorso è stata quasi del tutto smantellata, essendo rimasti solo sette giocatori.
Proviamo un’analisi della rosa reparto per reparto, tenendo presente che per essere competitivo il gruppo di giocatori deve avere un proprio equilibrio, in cui tutti i ruoli sono coperti, i componenti sono complementari per caratteristiche e ognuno di loro accetta di buon grado la funzione che gli viene assegnata.
DIFESA. In difesa abbiamo ora due coppie di difensori centrali che dovrebbero essere sufficientemente complementari: Comuzzo e Pongracic come centrali di piede destro, Ranieri e Pablo Marì come centrali mancini. Pongracic più portato alla costruzione, Comuzzo alla marcatura, Ranieri al rilancio e all’inserimento. Rimane equivoca la posizione di Mati Moreno, che dovrebbe essere dirottato a sostituto di Dodo sulla fascia destra, sebbene nelle ultime due partite Palladino gli abbia preferito Comuzzo, relegando quindi l’argentino a terza scelta per qualsiasi ruolo, mentre a sinistra Gosens ha in Parisi la sua alternativa.
Si è trattato di un riassestamento tutto sommato opportuno. La sessione estiva si era conclusa con l’idea di una difesa a tre, per la quale erano presenti cinque difensori, di cui il solo Ranieri mancino, peraltro costretto a giocare da centrale per contingenze, che poi è diventata a quattro dopo tre settimane dalla chiusura del mercato. Il modo in cui si è arrivati al risultato rimane comunque cervellotico. Salutato il Chino Quarta quasi fresco di rinnovo pluriennale, e un Kayode deludente e deluso di essere il sostituto di Dodo, Valentini è passato da Firenze per andare a Verona, e al suo posto è arrivato Marì.
CENTROCAMPO. A centrocampo Folorunsho ha preso ruolo e funzioni di Bove, Fagioli è tecnicamente un’alternativa ad un Adli sempre con il fiato corto, mentre Ndour va ad aggiungersi agli altri. Molti giocatori per due posti, elementi diversi fra loro, situazioni per un motivo o per l’altro ancora tutte da verificare: Ndour è giovane e non ha mai visto la Serie A, sembrerebbe un elemento dal gran fisico e universale, come doveva essere il deludente Richardson, e com’è un Cataldi perennemente infortunato. Adli ha adesso un concorrente, e Mandragora sarà il solito tappabuchi. Nessuno di questi è il mediano di contrasto e rilancio che il gioco della squadra richiederebbe.
ATTACCO. Più avanti, nella batteria dei trequartisti, a Gudmundsson, Beltran e Colpani si aggiunge Zaniolo, che prende il posto di Ikoné, mentre Sottil a sorpresa è andato a svernare al Milan. Kouame invece non è stato sostituito. Evidentemente la dirigenza non ha ritenuto necessario l’ingaggio di un centravanti di riserva, magari una torre che favorisca il gioco aereo e si faccia valere non solo spalle alla porta ma anche nelle mischie.
Si tratta di un grosso rischio: l’idea di sostituire Kean mettendo al centro dell’attacco Zaniolo o Beltran potrebbe suscitare tanto ilarità come solenni arrabbiature, a seconda dello spirito con cui il tifoso è disposto a prendere la cosa.
Nel complesso, non sono arrivati nuovi elementi su cui far leva per dare sicurezze ai molti giovani compagni, e non mancano situazioni equivoche tra centrocampo e attacco. Certo, l’avvicendamento di Ikoné con Zaniolo e l’arrivo di Fagioli potrebbero far pensare ad un sicuro miglioramento in costruzione e in conclusione delle azioni d’attacco, ma il rendimento complessivo della squadra rimane comunque legato ad una quantità davvero eccessiva di interrogativi.
Riuscirà Palladino a gestire le alternanze in una difesa con un dualismo fra Comuzzo e Pongracic per la titolarità e un elemento come Moreno destinato a stare quasi sempre in panchina? Un centrocampo di giocatori alcuni inesperti, alcuni fisicamente limitati, altri ancora da rivedere psicologicamente, riuscirà a fornire le necessarie garanzie di intensità e lucidità nelle scelte di gioco? Alla crisi di Richardson si aggiungono due punti interrogativi come Ndour e Fagioli, reduce da vicende personali e professionali le cui conseguenze sono tutte da valutare. La presenza in squadra di un solo centravanti di ruolo potrà diventare un limite invalicabile per troppe partite? A quella di un secondo centravanti si aggiunge la mancanza di un vero ricambio per Dodo.
A livello tattico non abbiamo più ali, ma tanti trequartisti e centrocampisti, che dovrebbero fare densità e dare compattezza a metà campo, mentre la difesa è impostata per giocare a quattro, con eventuali variazioni a tre. L’ingaggio di un regista come Fagioli e di un giocatore che viene definito come un incursore quale Ndour, suggerirebbe un cambio nei principi di gioco, una squadra per forza di cose e pericolosamente più propositiva, perchè non sufficientemente attrezzata per giocare di rimessa, data la composizione del centrocampo.
Sperando di centrare l’obiettivo stagionale, da giugno ci sarà sovraffollamento al Viola Park, con i vari Kayode, Kouame, Sottil, Ikoné e Valentini in possibile rientro dai prestiti, a cui aggiungere Bianco, Nzola, Barak, Brekalo e tanti tanti altri. Ma giugno per fortuna è lontano. Adesso c’è bisogno che dirigenza e staff tecnico trovino velocissimamente le necessarie modalità di gestione dell’instant team appena nato.
di Pierre Bayle
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Di
Redazione LaViola.it