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Il Blog dei Tifosi – Maestri e allievi

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Un’analisi critica della stagione e del ruolo dell’allenatore da parte di Paolotto

Anche se non siamo ancora arrivati in fondo e tutto, in teoria, può ancora accadere, si delinea ormai chiaramente il carattere di questa stagione. Si mettono in mostra prove esaltanti e vincenti contro le squadre più forti. Milan, Inter, Juventus, Roma, Lazio, Atalanta: un bilancio sontuoso. Non ho ricordi che la Fiorentina, nello stesso campionato, sia riuscita a battere tutte queste grandi. Neppure quando era, essa stessa, una grande.

Invece il bilancio è deprimente con molte delle squadre inferiori. Parma, Monza, Venezia, Udinese, Como, Verona: finora dieci partite e, in tutto, dieci punti fra andata e ritorno. Quindi, venti punti lasciati per strada. Certamente non si possono vincere tutte, ma il dato è sconcertante per chi abbia dimostrato di avere i mezzi per mettere sotto tutte o quasi le migliori del campionato. Questo contrasto di prestazioni con una logica rovesciata (bene coi forti, male coi deboli) è il primo dato che balza agli occhi e che, proprio per la natura del contrasto, chiama necessariamente in causa l’allenatore, sul conto del quale vedo più ombre che luci. Le luci le abbiamo ammirate contro le grandi, e altre francamente non ne scorgo.

Poi ci sono le ombre. L’ombra più evidente è l’incapacità di trovare la soluzione adatta per superare il muro eretto da squadre che, per non perdere, adottano una tattica ostruzionistica, non necessariamente catenacciara, ma comunque volta, più che a giocare, a sabotare i tentativi di gioco altrui. Sono sempre esistite e sempre esisteranno squadre che si frappongono all’avversario più forte in questo modo. Ma succede di rado che abbiano buon gioco con la frequenza con la quale, quest’anno, ci riescono contro la Fiorentina.

Palladino non sa come reagire a queste situazioni. Si tratta di una pesante lacuna per l’allenatore di una squadra che abbia delle ambizioni di alta classifica. In questo buio tattico, gli stessi giocatori – proprio nelle partite che dovrebbero far proprie in un sol boccone – sembrano rassegnati all’impotenza, privi di convinzione, come se sapessero in partenza che, tanto, non ce la faranno mai perché non sanno quale via di gioco prendere. Se non si sa cosa fare, si tergiversa, si passeggia, si cammina senza una meta (Monza, Venezia, Como, Verona, Parma…).

Se poi si allarga il giudizio a una valutazione generale da inizio stagione, a me pare che questo giovane allenatore difetti nella gestione del gruppo nei momenti di difficoltà, nei quali non trova il bandolo della matassa, annaspa alla ricerca di idee che non trova, e allora spesso ne tira fuori delle più balzane e vi si fissa sopra come se fossero dei colpi di genio.

Inoltre, non sarà stata tutta colpa sua l’improvviso e lungo black-out dopo la perdita di Bove, ma certo non si è vista una mano ferma e sapiente a tenere dritta la barra del timone e a rincuorare lo spirito dell’equipaggio. Si trattò di una situazione d’altro tipo – e ancor più difficile – ma ben diversa fu la “mano” di Pioli dopo la tragedia di Astori. La crisi post-Bove non è stata gestita, ma è stata lasciata dilagare per tre mesi senza frapporre argini né sul piano tattico né per guidare l’assorbimento del trauma fra i giocatori. Almeno così è sembrato dall’esterno, e la carenza pare rimarchevole.

Ma a questo punto viene spontanea anche un’altra osservazione. La società, ormai è chiaro, cerca allenatori emergenti: Italiano, Palladino. Quindi, allenatori che, dal loro punto di vista, vengono per imparare. Ma qui purtroppo c’è poco da imparare, mentre ci sarebbe molto da insegnare, perché la società è digiuna di calcio e c’è un’assoluta povertà di competenze tattiche e gestionali specifiche.

Se gli allenatori giovani imparano qualcosa, stando qui, lo fanno da autodidatti. E a nostre spese. Se questa è una scuola, allora l’allenatore deve essere il maestro. Se invece viene a fare l’allievo, andrà a finire male perché qui di maestri non ne trova. È solo. Per l’anno prossimo serve un maestro, in panchina o in società.

di Paolotto

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