Scelte sbagliate sul mercato, tattiche inefficaci e squadra allo sbando: Palladino in difficoltà, ma la società resta immobile
Nella disperante situazione che si è venuta a creare in questa fase della stagione viola, la dirigenza porta la grave responsabilità di… scaricare tutte le responsabilità sull’allenatore, rifuggendo dal ruolo che spetta per forza di cose a presidente e dirigenti: quello di decidere e dirigere. Pur irritato dalla condotta del mister, il direttore Pradè ha deciso di assecondarlo in tutto e per tutto fin dall’inizio, in modo tale da non concedere alibi di alcun tipo all’allenatore in caso di fallimento, lasciandogli la ribalta in caso di successi.
Stanno arrivando i fallimenti, non solo e non tanto in termini di posizione in classifica, che al momento ci vede ancora incredibilmente sesti dopo un filotto di tre sconfitte consecutive a causa di un campionato giocato alla meno anche dai concorrenti, quanto in fatto di gioco, di compattezza, di convinzione della squadra, circostanza che prelude ad un futuro immediato assai fosco. Tralasciando il percorso fatto nel 2024, concentriamoci sull’inizio del nuovo anno per focalizzare i problemi che mettono la Fiorentina in una situazione complicata. A detta dello stesso allenatore, il mercato ha seguito le sue linee guida, lasciandolo assolutamente soddisfatto… e i risultati sono davanti ai nostri occhi.
Nel fare questo, nel mese di gennaio la dirigenza si è preclusa la possibilità di una via d’uscita che in caso di risultati negativi, che sono arrivati, passasse dal cambio di allenatore: Palladino ha rinunciato ad un ricambio di ruolo per Dodo dando disco verde alla cessione dello scontento Kayode, ha voluto un centrocampista creativo come Fagioli, che gioca poco e fuori ruolo, nel contesto di una squadra piena di incertezze, un’ala come Zaniolo, un giovane centrocampista, pare offensivo, come Ndour, e un ricambio per Ranieri come Pablo Marì che ha costretto all’esilio veronese il neo arrivato Valentini, subito efficace in gialloblu. Sempre secondo direttive di Palladino, non è arrivato un secondo centravanti da alternare a Kean, e siamo rimasti con una sola ala di ruolo, appunto Zaniolo. Nel fare tutto ciò, si presupponeva che Palladino avesse le idee ben chiare su come gestire il gruppo, impostare il gioco, modulare le rotazioni. Il campo purtroppo dimostra che non è così.
LA TATTICA. Palladino non ammette di essere a corto di idee nel dare un gioco alla squadra, per cui rinuncia a fare l’unica cosa che gli è riuscita quando la forza dell’avversario lo ha costretto agli estremi rimedi: difesa e contropiede. Per cui tanto contro il Como come a Verona, la Fiorentina propone un giro palla lento e farraginoso, del tutto inconcludente, con i due centrocampisti fermi a veder passare la palla fra i difensori prima di scontate verticalizzazioni sui due esterni, mentre in fase di non possesso la squadra va a posizionarsi davanti ai difensori avversari accorciando in avanti, e lasciando spazi o tra difesa e centrocampo o alle spalle della terza linea. In una parola, il niente.
Una squadra che anche contro avversari modesti o dediti dalla difesa si presenta comunque compatta nella propria metà campo, del tutto impenetrabile ma pronta a giocare sull’errore, dà meno sicurezze all’avversario, specie se si sono studiati sistemi efficaci per l’intercetto della palla e la veloce transizione offensiva, come dicono gli allenatori. Non è il gioco di una squadra evoluta, ma di una squadra comunque sicura dei suoi pochi o tanti mezzi, che scende in campo con la ragionevole certezza di non subire gol e di riuscire prima o poi a trovare il lampo nel buio che le farà vincere la partita.
E se il mister è refrattario a cambiare le proprie scelte di gioco, al Viola Park dovrebbe esserci qualcuno capace di parlare quotidianamente con lui, suggerendo punti di vista e proposte qualificate. In altre parole: “Mister, così non va, devi cambiare! E poiché ti vedo sinceramente in difficoltà, ti dico anche come potremmo fare”.
LA GESTIONE DEL GRUPPO. I giocatori sono prima di ogni altra cosa del tutto disorientati, mentre il mister chiede loro in conferenza stampa decisione, determinazione… qualità difficili da mettere in campo quando in settimana non si è capito a che gioco dovremo giocare in partita, per cui tutti giocano male, e il rischio che dal disorientamento si passi alla demoralizzazione è ormai incipiente.
LE SCELTE DEI SINGOLI. Salomonica alternanza Comuzzo/Pongracic, centrocampo povero di iniziativa con Mandragora e Cataldi, Dodo sempre presente nonostante un rendimento non esaltante, i nuovi che aggiungono incertezze anziché portare sicurezze, schierati solitamente fuori ruolo, a partire da Folorunsho, per finire con lo Zaniolo vice-Kean, passando per il Fagioli trequartista: eppure i due ragazzi erano stati chiari in conferenza stampa… come stanno prendendo le decisioni dell’allenatore?
CHE FARE? Beh, il cambio di allenatore sembrerebbe logico. Il punto è: chi si accolla una rosa spuntata con pochi attaccanti, un solo centravanti, un solo terzino destro e senza interditori? Non certo un allenatore che tiene a ben figurare, inaugurando un nuovo corso, piuttosto un professionista disoccupato che accetta qualunque situazione pur di tornare in panchina.
La risposta che nei fatti pare aver dato la dirigenza il 1 febbraio è: “Palladino l’ha voluta, Palladino se la gode”. Se tale postura può soddisfare l’ego di qualche dirigente e i principi del presidente, è del tutto nociva per l’interesse comune, cioè il rendimento della Fiorentina. Da qui il vicolo cieco in cui la dirigenza si è cacciata.
di Pierre Bayle
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Di
Redazione LaViola.it