Blog dei Tifosi
Il Blog dei Tifosi – È stato bello sognare
Dalla fiducia nel “grande scommettitore” al disincanto dei tifosi: il progetto si è smarrito tra scelte sbagliate, indolenza e ambizioni mal riposte
È stato bello sognare… diceva Bobby Solo. Ma speriamo che si sbagli, almeno sul seguito. Non posso credere alla giustificazione di una preparazione atletica, sostanziata da professionisti, talmente sbagliata da compromettere i risultati attesi fino ad arrivare alla peggior classifica immaginabile. Pioli non sarà un bravo preparatore o un bravo tattico, ma non può essere stato solo lui il responsabile. Di certo non si è accorto per tempo del disastro alimentato: è stato saggio azzerare ogni cosa. Ci sarà altro!
La verità è che ci siamo illusi. Tutti. Il capo per primo, che ci – e forse si – rimprovera ossessivamente le tante spese, ricordandoci d’aver costruito il centro sportivo più bello che ci sia, dimenticandosi però di farlo frequentare da attori conseguenti, invece di comparse obnubilate dall’effimero successo, emendando la fatica dal lavoro – che poi un lavoro non è.
Lo scommettitore romano, illuso da un’annata fortunata. Il neo allenatore, abbagliato da seduttive fatamorgane e dalla rendita di posizione guadagnata con gli anni. I tifosi, che volevano un centenario da ricordare e rischiano invece che diventi un incubo da dimenticare al più presto.
LA SUPERBIA. Se ancora fosse peccato, il prete ci impartirebbe un atto di dolore; Dante ci avrebbe cacciati a portar pietroni sul groppone nel primo cerchio del Purgatorio. Sì, perché dal capo fino all’ultimo tifoso s’era pieni d’ambizione, a sproposito. Era andata bene l’anno scorso, con un epilogo inimmaginabile che aveva lasciato perplessità – ma, tutto sommato, era andata bene, e ci speravamo ancora.
Il grande scommettitore per una volta l’aveva indovinata; aveva riscosso la vincita: De Gea, Kean, Comuzzo, Gosens, Dodo. Questi avevano dato, congiuntamente, il meglio che avevano, nascondendo i difetti e magnificando i pregi. Poteva essere un punto di partenza o, purtroppo per come va adesso, un’occasione mancata.
Ma, come tanti scommettitori, non s’è accontentato: invece di custodire e far fruttare il gruzzolo, ha puntato forte di nuovo e ha perso tutto. O meglio, ha fatto perdere tutto — al capo consenziente e a noi tifosi illusi, che volevamo illuderci. E ora, dal purgatorio, espiamo la pena e speriamo che il martello Vanoli trovi la strada puro e disposto a salire alle stelle.
L’INDOLENZA. Peggio potrebbe andare ai giocatori, afflitti da una fiacchezza che ha contagiato tutti indistintamente: un’indolenza che punta decisamente all’ignavia. Lesti soltanto a protestare con gli arbitri o a guardar di traverso i compagni che sbagliano. Allergici all’autocritica. Una squadra non può giovarsi dell’“ognun per sé e Dio per tutti”, bensì dovrebbe sostentarsi del “tutti per uno e uno per tutti”.
L’ha capito un Piccoli rivitalizzato, che nell’ultima intervista evoca le fiamme dell’inferno a cui dice di anelare – forse non consapevole che dovrà inseguire un cencio bianco senza tregua, mentre vespe e mosconi s’accaniscono sulle carni ignude. Indifferenti, per ora, lui e gli altri al monito del poeta:
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa.
di Massimo
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