Rassegna Stampa

Il ballottaggio che nessuno si aspettava. Ma adesso Amrabat è davanti a Torreira

Nessuno si sarebbe aspettato un ballottaggio di questo tipo poche settimane fa. Adesso le gerarchie sembrano ribaltate

Quello tra Torreira e Amrabat per il posto da playmaker è diventato una specie di ballottaggio che mai si sarebbe detto un mese fa, e che non è per niente una cosa negativa nell’ottica di trovare la migliore soluzione per far girare il gioco della Fiorentina e avere le giuste contromisure all’azione della Juventus: Italiano per la partita che vale tutto ha bisogno di tutti e di tante opzioni da sfruttare, sia per la scelta della formazione iniziale e sia per i cinque, possibili cambi durante la partita. Quindi, il dubbio su chi puntare tra due calciatori forti non è mai un problema. Anzi, scrive stamani Il Corriere dello Sport.

DUE PROTAGONISTI. Certo, Amrabat che insidia Torreira è il segno che il piccolo-grande centrocampista uruguaiano bene non sta. E’ la prova evidente che la lesione al muscolo addominale proprio contro i bianconeri nella semifinale di ritorno di Coppa Italia continua ancora a frenarne la corsa, l’impeto, i movimenti. Ma è anche un’altra riprova già evidenziata dal campo nelle ultime settimane che l’ex Verona è stato completamente recuperato alla causa viola e questo va ascritto a merito sicuramente suo, ma anche di Vincenzo Italiano che non l’ha mai “abbandonato” e l’ha sempre considerato funzionale alle esigenze della squadra seppur in un ruolo di subalternanza a Torreira. Per gran parte della stagione, seppur sempre con “chiamate” che hanno portato Amrabat dentro la Fiorentina in occasioni mai banali, in cui lui è riuscito a ritagliarsi spesso uno spazio da protagonista (Spezia, con il gol decisivo della vittoria rimediando ad un suo precedente errore, ne è uno degli esempi più eclatanti), fino alla svolta vera e propria che inevitabilmente è coincisa con l’assenza del sudamericano in prestito dall’Arsenal. Lì è iniziato un nuovo campionato per Amrabat, un mini campionato, che ha rimesso in qualche modo in discussione le gerarchie acquisite. Ed è un bene per la Fiorentina. (…)