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Ieri, oggi e…il domani? La forza (speranza) di vendere bene e rimpiazzare meglio (non con un anno di ritardo)

Rocco Commisso

La Fiorentina si appresta a salutare Vlahovic. Dalla sua cessione entreranno oltre 70 milioni, da reinvestire al meglio.  C’è chi ha saputo crescere dalle partenze, ci riuscirà anche la società viola?

La premessa è d’obbligo: Firenze non è Bergamo e la Fiorentina non è l’Atalanta. Sarebbe un insulto a storia (calcistica e non), appeal e ambizioni. Poi, però, c’è il presente. C’è un mondo del calcio che non è più lo stesso di qualche anno fa, con le sue nuove esigenze, politiche e filosofie, piacciano o meno. Mentre la Fiorentina vende Vlahovic alla Juventus, l’Atalanta vende Gosens all’Inter.

DEA. Negli ultimi anni la società bergamasca ha ceduto calciatori per oltre 300 milioni di euro:

*a questa lista vanno aggiunti Romero e lo stesso Gosens, per altri 75 milioni.

E lo ha fatto a Inter, Juventus, Milan, Roma, cioè dirette concorrenti per la nuova dimensione sportiva che ha saputo darsi l’Atalanta, spesso e volentieri anche a metà stagione. A questo tipo di cessioni hanno fatto da contraltare innesti che hanno fatto dimenticare in fretta chi è partito (ultimo su tutti Boga).

Bilanci in attivo, plusvalenze monstre, investimenti sul settore giovanile e risultati sportivi costanti, con l’accesso in Champions alla portata anche quest’anno. “Quando Percassi ha preso l’Atalanta,  era in Serie B, quanto ci ha messo per arrivare dove è adesso?”, ha più volte sottolineato Commisso, aggiungendoci un datemi tempo”.

CHIESA-VLAHOVIC. Il vero problema non è tanto vendere, piuttosto chi arriva al posto di chi viene ceduto. I casi più citati, ormai, li conoscono anche i muri: il Napoli, con Cavani, Lavezzi, Higuain e la stessa Atalanta, hanno messo in moto un circolo virtuoso coinciso con una crescita costante. Così come Chiesa è diventato il passato, altrettanto lo sarà presto anche Vlahovic (solo chi non ha compreso le logiche del calcio di oggi può pensare che un presidente prenda e metta in tribuna un patrimonio che vale un anno di fatturato, soprattutto dinanzi alla volontà dello stesso di andare solo alla Juventus. Sul venderlo adesso, piuttosto che a giugno si può discutere, ma solo dopo aver precisato che la società bianconera, dopo aver rotto con Dybala e volendo vendere Morata, ha avuto l’immediata esigenza di prendere un attaccante adesso. Se lo avesse preso, Vlahovic non sarebbe più stato acquistato a giugno, ma a parametro zero nel 2023. Si poteva vendere ad un altro club? No. Lui voleva solo la Juve). Una volta che la Fiorentina si sarà liberata del serbo ci sarà da reinvestire, bene, una valanga di milioni. Perché il vero problema della partenza di Chiesa non è stata la cessione in sé, la modalità o la tempistica, ma con chi è stato sostituito nell’immediato, cioè Callejon. Solo con un anno di ritardo sono arrivati i veri sostituti, Nico Gonzalez prima e Ikoné poi. Con Vlahovic non potrà accadere lo stesso. Piatek e Cabral, infatti, sembrano essere al momento un ricambio solo numerico al serbo. Sfruttare al meglio i milioni che entreranno dalla cessione di Vlahovic si preannuncia una missione di quelle da non fallire per la società viola. Riuscire a trattenere tutti i propri calciatori migliori, invece, sembra cosa ben più ardua. A meno che non si raggiunga un’altra dimensione, sia sportiva che economica, per la quale servirà tempo.

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