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Ieri, oggi, domani (?). Nonostante la fiorentinizzazione la fiducia nei DV ai minimi storici

Unità, empatia, un tutt’uno. Firenze e Fiorentina difficilmente sono due cose separabili. Lo è stato in passato, quando vedere spazi vuoti al Franchi era più unico che raro. Negli anni delle lotte scudetto, negli anni delle coppe, negli anni delle lotte per non retrocedere. Poco Silvano Galassiimportava chi arrivasse a sfidare la Fiorentina. Firenze rispondeva sempre e comunque presente per stare al fianco della sua amata. Lo è stato anche nel recente passato, quando dopo il fallimento di chi oggi viene da qualcuno rimpianto la scalata al grande calcio ricominciò dal basso.

L’orgoglio di una Firenze ferita che voleva tornare grande, l’emozione di tornare a sognare e pensare in grande lottando col cuore, fino alSilvano Galassi disamoramento progressivo che ha portato oggi un Franchi spesso, troppo spesso, semivuoto. Il calcio moderno, le pay tv, l’acqua che, a causa dell’impossibilità di rifare il Franchi per motivazioni architettoniche legate alla storia dell’impianto viola, continua a piovere sui tifosi, dice qualcuno.

La mancanza di passione della proprietà dicono altro. Il risultato, comunque la si veda e la si pensi è una parola sola, e preoccupante: l’indifferenza.

Il lento trascinarsi di questo finale di stagione non aiuta. Anzi, facilita il percorso di allontanamento del pubblico dalla sua Fiorentina. E paradosso dei paradossi, nell’anno in cui la società ci ha messo tutto il suo massimo impegno nel fiorentinizzare la Fiorentina stessa, la fiducia e l’amore della tifoseria verso la proprietà è forse caduto ai minimi storici. Dall’ingresso di Giancarlo Antognoni in società alla festa dei 90 anni con personaggi della storia viola chiamati a sfilare all’interno del Franchi durante tutta una stagione.

Ed il bello, col ritorno di Batistuta, deve ancora venire. Passando con l’invito a Vittorio Cecchi Gori, proprio lui, passando per Prandelli. Tutte figure non certo ben viste dalla famiglia Della Valle, spesso accusata di essere troppo autoreferenziale e di aver ignorato per anni che la Fiorentina esisteva anche prima del loro arrivo a Firenze. Ripristinate le cene ai viola club con la partecipazione di giocatori e dirigenti, incontri con i tifosi ai Fiorentina Store, le presentazioni delle maglie in mezzo alla gente etc. Un percorso che nel culmine della fiorentinizzazione di cui parlavamo, però, si scontra col picco negativo di affetto da parte del tifo.

Il progetto del nuovo stadio poteva dare slancio ad un lento e progressivo riavvicinamento, ma i dubbi e lo scetticismo che aleggiano intorno alla effettiva messa in pratica di quel progetto non hanno fatto altro che aumentare la schiera degli ‘accusatori’. Tanto da far dimenticare a molti cosa Cecchi Gori ha rappresentato nel suo epilogo finale per la Fiorentina e per Firenze con annessi rimpianti più o meno diffusi. Ed intanto il Franchi si spopola. Ma non per protesta o contestazione, per indifferenza. Che è peggio.

Del domani non vi è certezza. Ma una cosa è sicura: per ricucire questo rapporto servirà un duro lavoro da parte della società. E non di soldi e bilanci, ma di passione. Quella che Firenze ha sempre avuto, e che adesso ha messo in un cassetto. Da riaprire al più presto.

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