Era il 2001, Zamparini esonerò Cesare per chiamare Beppe. Anche se Iachini ‘ufficialmente’ era team manager
“Volevo intanto mandare un saluto affettuoso a Cesare, a cui sono legato da un rapporto di amicizia. Non pensavo ci fosse la possibilità di tornare, ma mi ha chiamato la Fiorentina, in un momento difficile, e cercherò di dare il massimo per questa squadra a cui sono tanto affezionato”. Queste alcune delle prime parole di Beppe Iachini al suo ritorno alla Fiorentina. “Tornare alla Fiorentina? Non ci penso, tifo per Prandelli e tutta la Fiorentina affinché possa fare bene”, diceva invece un paio di settimane prima del suo ritorno. Un discreto feeling, del resto, tra Iachini e Prandelli. Stima e rispetto, come confermò anche Cesare al suo arrivo a novembre: “Ci siamo incrociati oggi con Iachini, ero un po’ imbarazzato ma c’è stato uno scambio sincero di complimenti”. “Iachini è una persona seria, capace. Ha meritato la conferma per quanto fatto vedere quando ha preso la squadra”, disse invece l’estate scorsa quando Commisso confermò, a sorpresa, Beppe.
CORREVA L’ANNO 2001. Un rapporto che nasce da lontano. Da anni vissuti all’interno del mondo del calcio. Molti non sanno, ad esempio, che Iachini e Prandelli si sono già ‘incrociati’ su una panchina di Serie A. Anche allora Beppe subentrò a Cesare. Correva l’anno 2001, e Zamparini, allora presidente del Venezia in Serie A, esonerò ad ottobre Prandelli, tecnico della promozione. “La scorsa settimana ho esaminato la situazione in profondità. Ho seguito gli allenamenti, di nascosto. Ho visto una squadra senza carattere, un gruppo allo sbando che mi ha dato l’ impressione di non credere più al progetto. Ho trovato lo stesso Prandelli titubante, come non avesse più in mano la situazione. Così lunedì sera ho preso la decisione, amara ma consapevole“, spiegò Zamparini, come riportò il Corriere della Sera. “Ho scelto Beppe Iachini perché lo conosco bene, perché ho fiducia in lui. Caratterialmente mi pare la persona adatta per tirarci fuori da questa brutta situazione”.
TEAM MANAGER MA ALLENATORE. Nacque però una questione che fece infuriare l’associazione allenatori: Iachini, infatti, era vice di Novellino al Piacenza, ma non avendo il patentino da allenatore non poteva figurare come tecnico del Venezia. Né, come fu stabilito più tardi, poteva svolgere il ruolo di allenatore nelle vesti di team manager. Zamparini lo volle lo stesso fortemente, avendolo avuto da giocatore proprio al Venezia, per cercare la rincorsa salvezza. “Siccome non è ammesso il doppio tesseramento nella stessa stagione”, disse l’allora presidente degli allenatori Azeglio Vicini, “Iachini può fare il team manager del Piacenza e non di un’ altra squadra. In base alla norma-Mancini (l’attuale ct aveva ricevuto una deroga per allenare la Fiorentina pochi mesi prima, ndr), Iachini potrebbe soltanto assumere la piena responsabilità tecnica del Venezia, ma, non avendo il patentino di allenatore di prima categoria e non essendo iscritto al Supercorso, non ne possiede i requisiti. In tutti gli altri casi, il doppio tesseramento nella stessa stagione è vietato”. Così rispose Zamparini: “Iachini non ha ancora il patentino di prima categoria e non è giusto che non possa allenare. Mi batterò per sconfiggere quella corporazione di allenatori che vuole disponibili sul mercato sempre i soliti santoni, senza aperture verso i giovani”.
DAL VENEZIA… ALLA FIORENTINA. Querelle che andò avanti per settimane, con Iachini in panchina prima insieme a Sergio Buso (che figurò come allenatore in un Milan-Venezia, tornando poi nel ruolo di preparatore dei portieri), poi con Alfredo Magni, che assunse il titolo di tecnico ma con Beppe di fatto direttore d’orchestra. La Lega inizialmente dette il via libera, poi però Iachini a fine febbraio fu squalificato per 5 mesi dal comitato esecutivo del settore tecnico della Federcalcio. Per ricominciare quindi tutto da Cesena, in C1, la sua ‘scalata’ che lo ha portato, vent’anni dopo, a subentrare ancora a Prandelli. Stavolta sulla panchina della sua amata Fiorentina.
Di
Marco Pecorini