Da Commisso a Pradè, fiducia nel tecnico ma la permanenza o meno dipenderà dal rendimento della squadra in un finale del tutto ‘eccezionale’
Si giocherà il futuro in 12 partite, Beppe Iachini. Con la Fiorentina a +5 dal terz’ultimo posto e ‘tecnicamente’ a -6 dalla settima posizione (in attesa dei recuperi). Nessuno, al tecnico viola, chiede l’Europa, ma senz’altro dovrà fare qualcosa di speciale per guadagnarsi la conferma in vista della prossima stagione. Prima del Covid ha condotto la Viola in 11 partite, con 4 vittorie, 4 pareggi e 3 sconfitte: un rendimento da 1,45 punti a gara che ha riportato la Fiorentina sopra la ‘linea di galleggiamento’. Soprattutto, Iachini, ha ridato un’identità ad una squadra che pareva a dir poco spenta e spaesata dall’ultimo periodo della gestione Montella. Equilibrio tattico, voglia di lottare per i compagni e per la maglia e un gruppo più ‘tosto’ sul campo, con il sorriso che in breve tempo era tornato sui volti di Chiesa e compagni.
FUTURO IN 12 GARE. Tutto ciò, però, non è bastato a convincere del tutto Commisso. “Mi piace, è uno che lavora sodo”, ha ripetuto più volte Rocco. Che in piena emergenza Coronavirus aveva confidato: “Se il campionato non dovesse ripartire, sarei per confermare Iachini”. Facendo capire come, nella situazione complicata, avrebbe preferito affidarsi a chi aveva imparato a conoscere (e ad apprezzare) piuttosto che fare un salto nel vuoto ‘tanto per cambiare’. Con l’avvicinarsi alla ripresa della stagione, però, le cose sono in parte cambiate: saranno i risultati del campo a dover convincere il presidente viola, che per la prossima stagione vuole una squadra che in tutto e per tutto sia in grado di puntare all’Europa. “Siamo molto contenti del lavoro che sta facendo. Ribadisco che è lui il nostro allenatore, però dobbiamo vedere queste 12 partite insieme e poi metterci seduti e valutare il futuro“, ha aggiunto Pradè settimana scorsa. “Beppe è molto intelligente e ha capito il nostro discorso”.
GIOCO. Già, Iachini viene apprezzato (parecchio) per la dedizione al lavoro, gli viene dato il merito per come ha ripreso in mano la squadra, ha ridato convinzioni ai singoli e al gruppo, ha rilanciato alcuni giocatori che venivano da mesi difficili (Chiesa su tutti). Ma non ha un ‘curriculum’ europeo. Per questo deve guadagnarsi sul campo la possibilità di fare uno step successivo. Che passerà anche da un gioco più propositivo e divertente, quello che, nonostante i buoni risultati, non c’era comunque stato nei primi mesi di gestione. Anche a causa di una situazione di classifica complicata, e di un pregresso fatto di paure e timori per mesi e mesi vissuti con l’ansia retrocessione da diversi giocatori. Adesso, sarà come un nuovo inizio. E con un Ribery in più, sarà più facile mettere in campo una Fiorentina che segua sì sempre la linea dell’equilibrio (non è ancora fuori dalla zona ‘calda’), ma che potrà senz’altro avere più qualità e libertà di inventare in zona offensiva.
GIUDIZIO ‘CREDIBILE’? Commisso, insomma, vuole vedere la mano dell’allenatore nel finale di stagione. Ma saranno 12 partite del tutto ‘anomale’. Si giocherà ogni tre giorni, sotto il caldo estivo, con una rosa non certo costruita per giocare ad un ‘ritmo europeo’. Il tutto con un rischio infortuni elevato e con una preparazione fisica del tutto inedita per una situazione mai capitata prima (fortunatamente). Senza amichevoli preparatorie prima di riprendere a giocare. Insomma, mille variabili in gioco e una considerazione: il giudizio su Iachini sarà ‘credibile’, al termine delle prossime 12 partite? In un senso o nell’altro, sarà un mese e mezzo ‘eccezionale’, con nel mezzo anche la novità dettata dalle cinque sostituzioni possibili nell’arco di una partita.
LA MANO DELL’ALLENATORE. La forza e la capacità delle seconde linee sarà fondamentale, sia all’interno della singola partita sia per il necessario turnover di gara in gara. E se già Sarri ha ammesso di “aver fatto una ca***ta” in semifinale di Coppa contro il Milan, per aver messo insieme Bernardeschi, Rabiot e Khedira, vien da pensare quanto possa essere complicato gestire il gruppo e la rosa per chi, come Iachini, non ha a disposizione alternative di primissimo livello (oltre ai bianconeri, in effetti, nessuno ha una panchina così in Italia). Il ruolo dell’allenatore, in questa situazione ‘eccezionale’, sarà decisivo, in un senso o nell’altro. Ma sarà legato anche a mille variabili che in condizioni ‘normali’ sarebbero decisamente attenuate o non ci sarebbero proprio. Per questo Beppe è più determinato che mai, studia da vicino la sua squadra per farla rendere al meglio già dal match contro il Brescia. Quando si potrà capire la reale condizione della squadra. Una sfida nella sfida per Iachini, che farà di tutto per tenersi stretta la panchina della città che ama e che porta, da trent’anni, nel cuore.
Di
Marco Pecorini