L’analisi del Corriere dello Sport-Stadio in edicola stamani, che sottolinea come questa squadra non sia fatta per il gioco di Iachini
La Fiorentina è un problema e il primo problema della Fiorentina è Beppe Iachini. Ma non perché all’Olimpico ha presentato una squadra senza capo né coda, non perché considera Callejon una punta in grado di risollevare lo spento attacco viola, non perché mette Amrabat al centro togliendogli così la sua migliore caratteristica, ovvero la possibilità di inserimento. Non per questo o almeno non solo per questo. Iachini è un problema per la Fiorentina perché la Fiorentina non crede nel suo lavoro. Commisso lo ha confermato alla fine della scorsa stagione, ma questo non basta. Se credi nel tuo allenatore segui le indicazioni del suo gioco, altrimenti meglio lasciarsi.
LA CREDIBILITÀ. Di cosa aveva bisogno la Fiorentina per il centrocampo a tre che è l’idea-base di Iachini? Di un vero regista. Torreira certo, ma anche Ekdal, anche Veloso, perfino Cigarini che a 34 anni sta ancora bene in Serie A. Pulgar non appartiene a questa specie. E di cosa aveva bisogno la squadra con Iachini o con qualunque altro allenatore? Di un centravanti già formato, non di tre ragazzi in via di sviluppo. La Fiorentina è andata su altre strade, ha imbottito l’organico di interni (cinque: Duncan, Amrabat, Borja Valero, Bonaventura e Castrovilli), si è fermata a un solo centrocampista centrale (Pulgar) che non è regista e infine ha confermato tre ragazzi come centravanti. Ceduto Chiesa, è arrivato Callejon e l’ingaggio dell’ex napoletano ha completato il quadro di cui sopra. Ma che c’entra Callejon col 3-5-2 di Iachini? Può fare tutta la fascia? No, non più. Può fare la punta? Una volta, forse. A 33 anni, dopo sette stagioni napoletane da ala, no di sicuro. E allora perché l’hanno preso? Callejon, più di Ribery, più di Amrabat, impone un cambiamento di modulo. E’ come dire: caro Beppe, a noi il tuo gioco non piace, non ci entusiasma, cambialo. Per tutta risposta, non avendo fiducia in alcuni giocatori, Iachini a Roma schiera in attacco due “non punte”, Ribery e Callejon e tiene in panchina tre centravanti; mette al centro del trio di centrocampo un interno, Amrabat, e porta in panchina l’unico centrale di centrocampo, Pulgar. Il problema della credibilità all’interno del proprio club non è da sottovalutare. (…)
Di
Redazione LaViola.it