Indifferenza o sonori fischi? Difficilmente, in ogni caso, arriveranno applausi. Federico Bernardeschi torna per la prima volta da avversario al Franchi. In quella Firenze che lo ha prima cresciuto, poi coccolato, quindi difeso, e infine insultato. A suon di cori, striscioni, attacchi social. Tutto figlio di una situazione esasperata che ha portato Berna a lasciare il viola per firmare con la rivale più odiata, ma anche di un comportamento non proprio ‘limpido‘ da parte del giocatore.
Molti, infatti, ricordano il ‘mal di pancia’ (letteralmente ‘gastroenterite acuta’) con cui, in estate, Bernardeschi si giustificò evitando di andare in ritiro a Moena, salvo poi correre verso Torino per le visite mediche con la Juve. “Senza coreografia, riempiamo lo stadio di fogli ed immagini contro Bernardeschi”, ha proposto qualche tifoso dopo la protesta della Fiesole con proprietà e Questura. Sarà, senz’altro, un’accoglienza particolare, per l’ex più atteso dopo la rivoluzione estiva. Quello che se n’è andato senza lasciare, metaforicamente e letteralmente, amici e fazioni favorevoli. E pensare che in suo onore aveva preso nome anche il Viola Club Federico Bernardeschi, primo club dedicato ad un giocatore viola. Che, ovviamente, dopo il turbolento divorzio è tornato al nome di Viola Club Firenze 2005.
Delusione e tanta amarezza. Eppure 13 anni di Fiorentina difficilmente si dimenticano. La trafila nelle giovanili, fino al prestito al Crotone e all’esordio con Montella nel settembre 2014. Poi l’infortunio al malleolo, i mesi in infermeria fino all’esplosione con Sousa. Nel frattempo, anche un contratto rinnovato in cui disse: “La mia idea è diventare un simbolo della Fiorentina e di Firenze”, per poi aggiungere: “Dopo 11 anni di Fiorentina, dal settore giovanile in poi, sarebbe stato difficile vestire la maglia della Juventus”. Già, anche allora c’erano i bianconeri su di lui, ma Berna si sbilanciò usando parole chiare.
Parole, parole, parole… Come quando Berna ad inizio 2017 disse: “Sì, penso che potrei chiudere la carriera a Firenze”, oppure “Io come Antognoni? Il pensiero c’è…”, o ancora “Io capitano viola? Mi piacerebbe”. Fiducia e tifosi traditi, poi, qualche settimana più tardi, a suon di certificati e una progressiva lontananza. Nel frattempo la fascia da capitano Berna l’ha pure indossata, nel finale di una partita contro la Lazio. Un altro smacco, insomma. Insieme a quella maglia numero 10 che il ‘talentino’ si prese da 21enne, facendo innamorare un popolo intero. Anche perché, nel frattempo, giocate, gol e assist andavano di pari passo con l’evoluzione del prodotto del vivaio viola.
Fino alla corte della Juve, al tira e molla per un rinnovo di contratto che rimane pura illusione, e alla partenza destinazione Torino. Dalla tifoseria sempre più indifferenza ma anche insulti, con cori, striscioni e via social. Con la Fiorentina Bernardeschi ha giocato 93 partite, con 23 gol e 13 assist. Lanciato da Montella, poi esploso con Sousa e consacrato nel secondo anno del portoghese. Di lui sono rimasti però solo i 40 milioni incassati da Corvino, pochi i ricordi positivi. Nonostante 13 anni vissuti insieme, ma con un finale carico di tensione ed amarezza. Venerdì il Franchi è pronto a riaccoglierlo da avversario. Ma non saranno, certo, baci e abbracci…
Di
Marco Pecorini