Il Cagliari accorcia, il Torino appaia i viola: snodo salvezza a Verona. Ma con che spirito per la Fiorentina? Tante, troppe delusioni. Iachini incrocia Juric
Spesso si dice che dopo una batosta è una ‘fortuna’ poter tornare subito in campo, per mettere dentro tutta la reazione e la rabbia per il risultato negativo incassato. Trasformare le energie e la tensione in spinta positiva, insomma. Sarà così anche per la Fiorentina? Riuscirà la squadra di Iachini, che a Sassuolo dopo un primo tempo dignitoso ha di fatto perso la faccia con una ripresa horror, a dare ‘segni di vita’ a Verona?
SILENZIO E REAZIONE. E’ la domanda delle domande. Una reazione è obbligatoria. Perché poi anche dalla società è arrivato un segnale chiaro: compattezza sì, ma anche nessun margine di errore ulteriormente concesso. Non tanto sul piano tecnico e tattico, quanto su quello dell’atteggiamento. Per grinta e determinazione, una squadra con l’acqua alla gola non può presentarsi come i secondi 45 minuti di Reggio Emilia. Ecco il perché del silenzio stampa (perfino sulla nascente Super Lega, nessun commento nonostante la stretta vicinanza della Fiorentina con Juve e Inter nelle ultime ‘battaglie’ in Lega Calcio) e del ritiro ‘punitivo’ (se sarà mini, cioè fino a Verona, oppure continuerà ad oltranza sarà deciso proprio dopo la prestazione in casa dell’Hellas). Con Commisso che prima aveva seguito la squadra con carezze e scherzi alla vigilia del Sassuolo, poi però si è mostrato decisamente freddo nei confronti dei giocatori. Giustamente, si aspettava una partita ben diversa.
LE ALTRE VANNO. Perché ora è tornato tutto tremendamente in bilico. Gli 8 punti di vantaggio prima del weekend rappresentavano un discreto margine di sicurezza, ora il Cagliari è a 5 punti e il Torino ha raggiunto i viola (i granata, forse, dovranno giocare anche la partita contro la Lazio). Con i sardi reduci dalla rimonta di cuore e carattere con il Parma, i granata che hanno strapazzato la Roma dopo aver vinto a Udine e pareggiato nel derby con la Juve. Mentre i viola… vengono da un punto in quattro gare, di cui tre con Iachini. “Non ho la bacchetta magica”, ha ripetuto Beppe prima di Reggio Emilia. Ma se con Genoa e Atalanta la reazione c’era stata, anche di fronte ad episodi negativi, con il Sassuolo è crollata anche ogni minima certezza.
FIRENZE HA PAURA. Insomma, Firenze ora ha paura. Perché vede una squadra confusa in tutte le sue componenti, che concede troppo spesso gol (7 nelle ultime 3 gare, mentre nelle ultime 8 partite la Viola ha sempre subito reti) e che non ‘morde’. Non ha mai avuto un gioco, un senso compiuto, un’idea a cui aggrapparsi. E nel momento più difficile ha prodotto una prova come quella col Sassuolo. La rabbia dei tifosi corre sui social e sui siti, qualcuno si aspettava anche un’accoglienza ‘particolare’ al centro sportivo dopo Reggio Emilia. Ma non c’è stata. Di sicuro tutti si aspettano una risposta a Verona, da parte di un gruppo che ha deluso a più riprese. Poi ci sarà la Juve al Franchi: giocarsi punti vitali con i bianconeri, magari tornando a mani vuote dal Bentegodi, sarebbe davvero durissima.
SETTIMANA-CHIAVE. Perché nel frattempo il Cagliari giocherà mercoledì a Udine e domenica contro una Roma già proiettata al match di pochi giorni dopo a Manchester. Il Torino, invece, farà visita al Bologna per poi ricevere il Napoli, mentre il Benevento giocherà con Genoa (fuori) e Udinese (casa). Insomma, fino a pochi giorni fa il vantaggio della Fiorentina era essenzialmente legato ai passi falsi delle altre, ora l’impressione è che la classifica si possa muovere ancora nel doppio turno settimanale. E i viola non possono stare a guardare. Come hanno fatto troppe volte.
QUEL CHE POTEVA ESSERE… Iachini a Verona deve rinunciare a Milenkovic e dovrebbe riproporre Martinez Quarta, con capitan Pezzella ancora al centro della difesa nonostante una stagione decisamente complicata. In mezzo al campo tornerà Amrabat, il ‘grande ex’ della sfida. Sull’altra panchina ci sarà Ivan Juric. Il ‘mentore’ del centrocampista marocchino, specchio di quello che poteva essere ma non è stato in casa Fiorentina. “Nessuno mi assicurava che Juric avrebbe fatto meglio di Iachini. Nessuno poteva dire che ci sarebbe stata la certezza di far meglio di Iachini”, disse Commisso mesi fa, dopo la conferma di Beppe a fronte del pressing dei dirigenti sul tecnico croato. Corsi e ricorsi in salsa viola, chissà come sarebbe andata. Fatto sta che l’Hellas ha ribadito (e per certi versi migliorato) il calcio fatto di intensità e concretezza della passata stagione, pur con tante cessioni pesanti la scorsa estate. Insomma, Juric non era un ‘fuoco di paglia’, ormai è chiaro, mentre quel che è successo a Firenze è noto.
SOLO LA SALVEZZA. Ma non è ancora tempo dei ‘processi’. Di analizzare nel profondo le responsabilità, anche se i concetti (all’esterno) sono chiari. La testa deve essere su un unico obiettivo. La salvezza. Che passa dal Bentegodi. Sette partite alla fine, con quel Cagliari-Fiorentina alla terzultima giornata che fa già tremare. Non fare punti a Verona renderebbe il tutto tremendamente più complicato.
Di
Marco Pecorini