Il difensore brasiliano ha parlato in una lunga intervista del suo impatto con il mondo viola, del rapporto con Davide e di Simeone.
Lunga intervista in Brasile, a UOL Esporte, per Vitor Hugo, che racconta a lungo il suo rapporto con Astori e i mesi difficile dalla sua morte. Il brasiliano ha preso il posto, sul campo, proprio del Capitano: “Ora giochiamo per qualcuno, per lui, per la sua memoria, per tutto quello che è passato dentro di noi. Non per qualcosa”.
INIZIO. “Il primo anno qui è stato di apprendimento, ho imparato molto sulla lingua e sul modo di giocare qui. Ho avuto molto supporto dall’allenatore e dal nostro capitano, Astori. Poi è successa la tragedia, è stato un duro colpo per tutti ed era mia responsabilità sostituirlo. Da allora sono cresciuto giorno dopo giorno, ho acquisito sicurezza e in questa stagione ho giocato di più. Aver imparato la lingua mi ha aiutato molto anche fuori dal campo. Ho ancora molto da imparare, ma non sono più un principiante”.
PARTITA A SCACCHI. “Sono cresciuto molto anche dal punto di vista della tattica e della tecnica. Qui il calcio sembra una partita a scacchi. I giocatori si muovono esattamente in base a ciò che l’altra squadra sta per fare. Devi essere sempre attento, non puoi distrarti neanche un attimo perché le cose accadono in pochi secondi”.
ITALIANO. “E’ molto importante comunicare giorno dopo giorno, qui nessuno parla portoghese. Ho dovuto imparare ad andare dal dottore, nei negozi, al ristorante. Anche Pioli ha sempre chiesto che si parli italiano durante l’allenamento. Ho imparato giorno dopo giorno, non ho fatto molte lezioni. Ho anche guardato serie tv in italiano”.
RONALDO. “Il duello è stato interessante, un avversario difficile da marcare. Ha molta qualità ed è molto veloce. Bisogna stare sempre attenti. Finché non era ispirato, siamo riusciti a contenerlo bene. Ma ha ottenuto un rigore ed è riuscito a segnare. La Juve è riuscita a vincere, ma se non fosse stato per il rigore non so se Ronaldo sarebbe riuscito a segnare. Poi abbiamo parlato, gli ho chiesto la sua maglia, ma lui l’aveva già data al mio allenatore. Così ci vedremo per scambiarla al ritorno. Sembrava molto simpatico, anche se ha raggiunto tutto ciò che ha raggiunto, mantiene una grande umiltà”.
LEZIONE. “Astori era con noi a cena, il giorno dopo se n’era andato. Siamo rimasti molto scioccati. Questo dimostra che non abbiamo controllo su nulla. La vita è solo un passaggio, non sappiamo quando verrà il nostro tempo. Dobbiamo sfruttare al meglio la nostra vita. Ricordo ancora le cose che mi ha detto, i consigli che mi ha dato. Ci ha lasciato una lezione su come guadagnarsi il rispetto senza forzare niente”.
VALORI. “Ora giochiamo per qualcuno, per lui, per la sua memoria, per tutto quello che ci ha trasmesso. Quindi, in ogni vittoria o anche quando facciamo una partita difficile, andiamo dai tifosi e facciamo il gesto del capitano proprio come ho fatto dopo aver segnato il gol con il Benevento. Per lui, per ricordarlo sempre. Mi emoziono solo a ricordarlo. È stato difficile tornare ad allenarsi, perché tutto mi ricordava lui”.
QUEL 4 MARZO. “Ero in camera da letto, vicino alla sua stanza. Io alla 423, lui alla 424. La mattina siamo andati a prendere il caffé, nessuno sapeva niente. Dopo colazione, siamo andati in camera. Dopo un po’ Gil Dias ha bussato alla porta e ha detto “Stanno dicendo che Astori è morto”. Io gli ho risposto: “Sei pazzo? Non scherzare”. Fu allora che vidi il dottore nel corridoio e l’allenatore alla sua porta. Ma non ci hanno lasciato entrare per vedere, alcuni giocatori stavano già piangendo nella hall. Non potevo credere a quello che stava succedendo”.
SIMEONE. “E’ bravo, ha qualità e personalità. Non sta attraversando un ottimo momento, ma fa parte della carriera di un giocatore. È una fase. L’anno scorso è stato molto importante per la squadra. Quando inizierà a fare gol, tutti punteranno su di lui. Ha tutto per essere un grande giocatore in Europa”.
Di
Marco Pecorini