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Il grosso rebus viola: chi arriva buono diventa ‘scarso’, chi va via ‘scarso’ diventa buono

Fiorentina

Si sta verificando sempre più di frequente nelle ultime stagioni: calciatori che arrivano alla Fiorentina buoni ma diventano scarsi, e che vanno via da scarsi e diventano o ritornano buoni. Perchè?

Una rondine non fa primavera. Ma quando gli episodi si ripetono con costanza, qualcosa ci deve pur essere. La Fiorentina 2020/21, come quella delle due stagioni precedenti, si ritrova a dover fare i conti con le insidie della retrocessione. E con una serie di calciatori che viaggiano decisamente sotto rendimento rispetto ad aspettative e premesse di chi quella stessa rosa l’aveva costruita.

COSTANTE. Nonostante ai nastri di partenza gli obiettivi fossero tutt’altri, per il secondo anno consecutivo la Fiorentina arriva a ridosso del mercato  di gennaio con pochissime certezze, e l’idea diffusa che servirebbe una rivoluzione per raddrizzare la rotta. Caso diverso quello del 2018-19, quando il rendimento precipitò dopo la rottura società-Pioli. Qui, come l’anno scorso, non ha funzionato quasi niente sin da inizio stagione. E ok alibi, pandemie, stadi vuoti, limiti caratteriali e paure. Ma a tutto c’è un limite. E anche una preoccupante costante: la maggior parte dei calciatori che arrivano a Firenze con l’etichetta di buoni se non ottimi, diventano improvvisamente scarsi. Mentre coloro che se ne vanno da scarsi diventano, altrove, magicamente buoni.

DA LIROLA IN GIU’. A vederlo giocare oggi, Pol Lirola non sembra neanche lontano parente di quello che al Sassuolo due anni fa mise a referto due gol e sette assist. Anzi, a quel rendimento, non ci si è mai neanche avvicinato in un anno e mezzo di Fiorentina. Amrabat l’anno scorso è stato a detta di tutti gli addetti ai lavori tra le prime tre sorprese assolute del campionato, tanto da essere finito nel mirino di diverse big. Quest’anno è irriconoscibile. Pulgar, a Bologna, non sarà stato Pizarro, ma neanche il giocatore che stiamo vedendo da mesi. Jack Bonaventura, al Milan, solo pochi mesi chiudeva la stagione con sei assist nelle ultime 8 gare giocate, stando sempre nel giro della Nazionale, mentre adesso sembra non essere più in grado di passare un pallone da qui a lì. Per non parlare di Biraghi, che nell’anno all’Inter non sarà stato Roberto Carlos, ma che adesso pare involuto all’ennesima potenza. Castrovilli, dopo l’ottimo impatto dello scorso anno, è da settimane in confusione tecnica, così come risulta difficile spiegare come Vlahovic fosse nel mirino di squadre importanti da cui sono arrivate offerte da 25 milioni rispedite al mittente, e che adesso non segna un gol neanche per sbaglio.

ALIBI E SOPRAVVALUTATI. Ci sono poi quelli che hanno i loro alibi per giustificare un rendimento scadente. Come, ad esempio, dovuto a formule di mercato che ne hanno impedito di trovare continuità, come Cutrone. Mentre Martinez Quarta, che è un titolare della Nazionale Argentina, avrà bisogno di tempo per ambientarsi. Kouame era da metterlo in conto che potesse avere bisogno di tempo per superare un durissimo infortunio che lo ha tenuto fermo quasi tutto il passato campionato, così come ci vorrà qualche settimana per vedere il miglior Callejon, con la mannaia covid che ne ha rallentato il percorso di crescita fisica. Altri, invece, come Caceres, continuità di rendimento non ne hanno mai avuta in carriera, mentre che Borja Valero non potesse essere quello di tre anni fa si sapeva. Ribery, a parte qualche lampo, idem come Borja. C’è chi come Duncan è stato strapagato, ok, ma da qui all’essere una comparsa (pure scarsa) ce ne passa.

ENIGMA. Ci sono poi tutti quei calciatori che dalla Fiorentina sono andati via perché bollati come non all’altezza, e che altrove sono rinati. Gli ultimi casi di Simeone e soprattutto Sottil sono lì a testimoniarlo. Ma anche lo stesso Ceccherini che da queste parti ultimamente sembrava un giocatore di categoria inferiore, a Verona sta facendo bene.  Per non parlare di Pedro, che da queste parti si è visto in campo per una decina di minuti per ritrovarlo poi in nazionale brasiliana a suon di reti. Con gli esempi Muriel (andato via per dinamiche più volte specificate e non per scelte) e Ilicic su tutti, ma anche Veretout che nell’ultimo anno di Firenze pareva uno zombie per poi rinascere alla Roma, fino al clamoroso exploit di Stefano Pioli alla guida del Milan. Da contraltare, giusto sottolinearlo, fanno tutta quella raffica di giocatori scomparsi, che erano scarsi a Firenze lo sono rimasti anche cambiando lidi. Ma resta, soprattutto, un grande enigma: come mai chi arriva alla Fiorentina, reduce da buone stagioni o con ottime qualità mostrate altrove, qui non riesce mai ad esprimersi su quei livelli?

COLPE. Non può essere solo colpa del direttore sportivo che li va a comprare quei giocatori. Perché un acquisto si può sbagliare, due, anche tre. Ma tutti, è impensabile. Che non vuol dire che Daniele Pradè sia esente da responsabilità. Anzi, ne ha eccome. E tante.

La riflessione da fare, evidentemente, è ben più ampia. Ma serve che qualcuno, ai piani alti della Fiorentina, ci si soffermi in maniera attenta. Colpa delle pressioni? Delle aspettative troppo alte? Se sì chi le ha create? Di una società troppo morbida? Di mancanza di polso? Di allenatori sbagliati? Se sì tutti? Di percorsi di crescita improvvisati? Di staff sbagliati? Di troppe distrazioni esterne al campo? Di incompetenza? Riflessioni da fare a tutto tondo, ed in fretta. Altrimenti, il rischio che si continui a far passare giocatori su giocatori, senza che nessuno di questi riesca ad esprimere le qualità che altrove aveva mostrato c’è. Con ovvi bagni di sangue economici. E annesse stagioni disastrose, come questa, in cui raddrizzare la rotta è sì possibile, ma non scontato. Ma soprattutto che tutto ciò si ripeta, ancora e ancora.

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