Il presidente della FIGC ha parlato a La Gazzetta dello Sport della situazione difficile del calcio italiano
Presidente Gravina, il suo è un mantra: «Bisogna mettere in sicurezza il calcio italiano». Come si fa? E’ la prima domanda della lunga intervista de La Gazzetta dello Sport al presidente della FIGC.
«Le cose da fare sono tante, ma il minimo comun denominatore deve essere un progetto che implichi una vera rivoluzione culturale. Serve un diverso approccio nell’affrontare le criticità per ottenere la necessaria credibilità nell’ambito del sistema politico ed economico. Per anni e anni la percezione esterna del governo del calcio, delle sue componenti e dei suoi massimi dirigenti è stata quella di un mondo dove abbondano parole, parole, parole e pochi fatti: è il momento di dimostrare di saper fare davvero sul serio. Questa voglia di cambiamento non è solo personale, ma una necessità impellente per rendere il Sistema calcio sostenibile, moderno, attrattivo, competitivo».
Beh, sulla carta un progetto condivisibile da tutti…
«E invece rappresenta purtroppo uno dei maggiori motivi di contrasto tra la Figc e quei presidenti di club che hanno una visione conservativa, perché temono di vedere ridotto il peso del proprio ruolo e i propri interessi economici. Dobbiamo debellare questi dannosi micro centri di potere che bloccano il calcio italiano. Siamo impegnati in un’opera di evoluzione positiva del Sistema e non intendiamo fermarci davanti a niente e nessuno. Il punto di partenza è prendere coscienza del forte indebitamento e intervenire. Non più in modo estemporaneo per risolvere singoli problemi, magari trovando le solite scorciatoie, ma in modo ampio, profondo, sistemico e strutturale. Quando piccole sfumature, come quelle sull’indice di liquidità, portano a così forti forme di contrasto, si capisce chiaramente che non c’è voglia di cambiare».
Forse c’è chi teme che la Figc e il suo presidente vogliano una centralità assoluta.
«Timore che non esiste. Il nostro è un ruolo di servizio. Ma ora c’è bisogno di accelerare. E sul tavolo abbiamo proposte e progetti importanti che hanno richiesto lavoro, tempo ed energie».
Quali?
«1) La riorganizzazione del settore giovanile a livello nazionale con un organismo tecnico che abbia al proprio interno come consulenti anche 4-5 direttori sportivi legati alle società di A per avere un confronto continuo con chi è in prima linea. 2) Un coordinamento nazionale per potenziare le accademie indotte. Rafforzeremo Coverciano, punteremo sulla gestione di altri Centri esistenti e investiremo ancora di più nello scouting per arrivare a una attività di rating dei settori giovanili legata alla formazione e alle infrastrutture. 3) Entro luglio presenteremo il progetto sulle scuole con il MIUR. 4) Sempre entro luglio chiariremo gli indici di controllo per i prossimi 3-5 anni per migliorare l’organizzazione delle società e mettere sotto controllo i costi. 5) Siamo pronti a raccogliere qualsiasi proposta e a dare il nostro contributo per migliorare i ricavi, fermo restando che è di competenza e capacità delle singole componenti. 6) Stiamo lavorando con il governo alla candidatura dell’Italia per l’Europeo 2032 che avvierebbe il processo sulla ristrutturazione degli impianti o realizzazione di nuovi. Se dovessimo riuscirci chi ne trarrebbe beneficio, Gravina o il calcio italiano?».
Di
Redazione LaViola.it