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Mettiamola così. Se valgono le prime parole, allora quello tra la Fiorentina e Raffaele Palladino, dopo quello con Vincenzo Italiano, è un matrimonio che nasce sotto una buona stella. Scrive il Corriere Fiorentino.
Sembra di essere tornati indietro nel tempo infatti, a quella conferenza stampa al Piazzale Michelangelo nella quale Daniele Pradè e Joe Barone presentarono alla città il nuovo allenatore. «L’abbiamo scelto perché gli abbiamo visto il fuoco negli occhi», dissero. Tre anni dopo, il concetto, è esattamente lo stesso. «In questo momento Raffaele incarna esattamente quello di cui abbiamo bisogno: l’ambizione. Ha il fuoco dentro, e volevamo quello».
Un colpo di teatro a sorpresa, quello di ieri, anche se in tanti lo avevano immaginato. Del resto il nuovo mister era lì e, quindi, perché non cogliere l’occasione per mandare subito un messaggio forte anche all’esterno? E allora, eccolo.
«Sono veramente molto felice di essere qua — le sue prime parole (la vera e propria conferenza stampa di presentazione, altra gradita novità, andrà in scena nei prossimi giorni) — provo grandissimo orgoglio nel rappresentare una società gloriosa e piena di storia». Dalle frasi di circostanza a quelle più ricche di sostanza e che, appunto, riportano al punto di partenza.
«Ambizione» è la parola magica e chi lo conosce bene garantisce che sia quella perfetta per definirne carattere e approccio. «Sono ambizioso, e farò di tutto per raggiungere grandi traguardi e per regalare gioia a una tifoseria straordinaria come quella viola».
Ossessionato dal lavoro, determinato e pronto a tutto pur di emergere, il 40enne neo allenatore della Fiorentina si fermerà in città per qualche giorno ma non ha assolutamente perso tempo. Trovato l’accordo infatti («Ci abbiamo messo due minuti») si è immediatamente immerso nella programmazione della prossima stagione e, soprattutto, nella definizione delle strategie da seguire per la costruzione della squadra.
Non a caso già ieri, una volta che Ferrari e Pradè hanno concluso l’incontro con la stampa, c’è stato il primo, vero confronto tecnico. L’idea di base è costruire una squadra che abbia una forte identità e che, proprio come quella forgiata da Italiano, cerchi sempre di fare (e non di subire) la partita. Su qualsiasi campo, e contro qualsiasi avversario.
Certo, alcuni principi sono diversi. Palladino per esempio può alternare difesa a quattro e difesa a tre e a Monza ha proposto sia il 4-2-3-1 che il 3-4-2-1. E poi costruzione dal basso, tanto palleggio, ricerca dell’uomo tra le linee. Sono questi (alcuni) dei suoi concetti chiave e su questi si costruirà la rosa. Con una priorità assoluta: il centravanti. «È una mia colpa non aver sostituito al meglio Vlahovic — l’ammissione di Pradè — e sicuramente tra i nostri obiettivi c’è l’acquisto di un grande numero 9».
 
												
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																							 
																							 
																							 
																							 
									 
									 
									 
									 
														 
														 
														
Di
Redazione LaViola.it