Rassegna Stampa
Giustizia sportiva, salta la riforma per cambiare le penalizzazioni
Riforma bocciata dagli uffici legali della Presidenza del Consiglio: non rispetta l’autonomia dell’ordinamento sportivo
«Capo II, Disposizioni urgenti in materia di sport». Se l’Art. 22 dedicato alle plusvalenze segue le indiscrezioni di riforma circolate alla vigilia (in sintesi: negli scambi tra i giocatori si potrà mettere in ammortamento solamente l’eventuale differenza «del corrispettivo conseguito in denaro»), l’Art. 23 «Disposizioni urgenti per lo svolgimento dei processi sportivi» è cancellato da un tratto di penna rossa: 14 righe e una parola che dovevano essere il cuore della riforma della giustizia sportiva interamente stralciate. Come scrive il Corriere della Sera, era la bozza del decreto P.a.-bis atteso per oggi in Consiglio dei ministri che doveva, secondo gli estensori, evitare il ripetersi di casi Juve, cioè il modificarsi della classifica in corso di stagione a seguito della revisione delle sentenze. In sostanza, il concetto centrale era che «le penalità sono applicabili solo una volta passata in giudicato la sentenza» (non quelle però per i mancati pagamenti di imposte e contributi).
Ma riformare la giustizia sportiva appare materia un po’ più complessa di molte chiacchiere da social e persino di quanto non avessero previsto gli uffici del ministro dello Sport Andrea Abodi. Infatti, non appena l’ufficio legislativo, il Dagl (Dipartimento Affari giuridici e legislativi) della Presidenza del Consiglio ha analizzato il testo, l’ha stralciato. Non tanto per il merito, ma per una ragione quasi banale: lede l’autonomia dell’ordinamento sportivo. È abbastanza incredibile che non sia stato considerato, dato che si tratta di un principio base (il Cio sanziona con forza ogni ingerenza dello Stato nello sport) ribadito da numerosi pronunciamenti (fino alla Corte dei diritti dell’uomo), tanto che la giustizia amministrativa di regola non interviene nelle sanzioni disciplinari. Il ministero non può riscrivere il codice di una giustizia privata, che vincola persone che l’hanno accettata quando, non obbligate, si sono messe assieme per svolgere un’attività.
Torniamo al merito: la prima proposta era fare iniziare tutti i processi a giugno, ma un’attesa così lunga è apparsa più pericolosa che utile. Si è quindi, come detto, optato per rendere esecutive le sentenze solo quando passate in giudicato, quindi dopo il Collegio di garanzia: cosa che non avrebbe comunque messo al riparo da revisioni, perché, come si è visto nel caso Juve, il Collegio può sempre rimandare alla Corte d’Appello. Nella bozza (cancellata) si legge anche: «Affinché il giudicato possa formarsi prima della scadenza del termine per l’iscrizione al campionato successivo a quello sulla cui classifica va a incidere la penalizzazione (…) Federazioni e Coni sono tenuti ad adeguare i propri regolamenti ai tempi di svolgimento dei processi. In difetto provvede l’autorità politica (…)». Non può. La riforma, nel caso, sarà un’autoriforma.