Il dg difende la Fiorentina e Chiesa. Ce n’era bisogno. Ma perché tornare ancora sull’arbitraggio?
Dopo il presidente Cognigni, anche il dg Corvino si è sentito in dovere di prendere le difese di Chiesa e della Fiorentina. Giusto così: le parole di allenatore e dirigenti dell’Atalanta hanno passato il segno, andando a richiamare illazioni francamente inaccettabili.
Chiariamo un concetto una volta per tutte: affibbiare a Chiesa l’etichetta di ‘simulatore‘ per il singolo episodio di domenica, oppure farlo perché a volte si lascia cadere quando sente il contatto, vuol dire allegare tale appellativo al 90% dei calciatori attualmente militanti nel campionato italiano. Ciò è vero senza neanche aggiungere quanti falli subisca Federico con il suo modo di giocare. Che poi il ragazzo debba crescere nella gestione nervosa di certi momenti della partita e debba evitare simulazioni si può ben accettare.
Secondo Corvino, poi, il rigore ci poteva stare. Non è l’unico a pensarla così a Firenze: sono in diversi a credere che il tiro dal dischetto sia legittimo. Questo perché c’è stato un contatto col difensore, seppur minimo, e perché nessuno vieta ad un attaccante di rallentare la propria corsa (come sottolineato da Pioli a fine partita).
Per l’umile opinione di chi scrive, quando si afferma ciò si pecca di eccessiva faziosità. Così come quando si nega che Chiesa si sia lasciato cadere: il contatto di Toloi è troppo veniale per giustificare una caduta così esagerata. Questo nonostante il figlio d’arte rallenti furbescamente e legittimamente la propria corsa.
Ecco che il dg gigliato poteva essere più accorto nella sua comunicazione, soprattutto nel passaggio in cui definisce “ineccepibile” l’arbitraggio di Valeri (anche se probabilmente si riferiva alla gestione generale della partita). Dopo tutte le polemiche che ci sono state, forse era opportuno focalizzarsi esclusivamente sulla denuncia degli inaccettabili attacchi a Chiesa e alla Fiorentina da parte della solita marmaglia che si concentra sui social, di parte della stampa nazionale e di diversi organi dell’Atalanta.
Nel mondo in cui viviamo ogni fatto moralmente dubbio viene esasperato e affisso in pubblica piazza; in attesa che la folla, gonfia di rabbia e di ipocrisia e aizzata da filippiche di presunti esperti, pronunci la sua sentenza. Nessuno dovrebbe meritarsi un trattamento del genere, figuriamoci un ragazzo che ancora deve spegnere la sua ventunesima candelina.

Di
Marco Zanini