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Giovanni Galli: “Sopravvivo grazie a Niccolò. L’intitolazione dei giardini dietro alla Fiesole…”

Galli

Ieri ricorrevano i 20 anni dalla scomparsa di Niccolò Galli in un incidente stradale. Da quella tragedia è nata la Fondazione

Non sembrano 20 anni. Eppure tanto è passato dalla tragica scomparsa di Niccolo Galli in quella piovosa maledetta serata di febbraio. Da quel tragico incidente che ha spezzato la vita e la carriera appena sbocciata di un ragazzo della porta accanto, lasciando un vuoto incolmabile non solo in Anna e Giovanni con Camilla e Carolina, la sua famiglia; ma anche in tantissime persone che sono state – anche appena – sfiorate dalla vitalità, lealtà, dal grande coraggio di questo splendido ragazzo, ricordato ieri nel giorno dell’incidente a Casteldebole. Il centro sportivo della squadra rossoblù, infatti, è stato intestato proprio al giovane difensore.

AFFETTO. «E’ davvero incredibile come anche la gente comune sia sempre stata vicina a me e alla mia famiglia. In tutti questi anni Nicco è ricordato sempre con affetto», dice Giovanni Galli a La Nazione. «Sono una persona come tante altre che hanno perso in modo tragico il proprio figlio. Non mi sento un uomo diverso da loro o più bravo, assolutamente. La ’botta’ è stata enorme e niente cambierà cosa è successo. Ma con il passare del tempo l’affetto che ci ha circondato non è mai mancato ed è straordinario».

FONDAZIONE. «La creazione della Fondazione intitolata a Niccolò è stata la strada che abbiamo tutti seguito per avere uno scopo e aiutare gli altri». I momenti più profondi? «L’intitolazione a Niccolò dei giardini dietro alla curva Fiesole. Erano i suoi giardini. Quando giocavo nella Fiorentina e mi allenavo allo stadio, Anna mi veniva a prendere con Niccolò, era piccolo, e dopo l’allenamento lo portavo a giocare proprio su quei prati. Aver scoperto quella targa è stato un tuffo al cuore». E il secondo? «La gioia di sentire nuovamente parlare un ragazzo (Marco Angelillo, ndr) che era partito, intubato dopo un drammatico incidente stradale, per essere operato a Innsbruck. Un miracolo sentirlo qualche anno dopo al telefono che mi diceva di avercela fatta con l’aiuto della Fondazione. E di Niccolò».

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