Rassegna Stampa
Giovani e brillanti modello Atalanta, il futuro viola prende appunti
Giovani, brillanti, italiani ed entusiasti. La Fiorentina del futuro? Boh, forse, chissà. Ma per quella si vedrà. È l’Atalanta, la prossima avversaria di Sousa, la più bella novità della stagione, anche perché questo campionato ha ben poco da offrire. Tutto già deciso a gennaio: scudetto, salvezza, è andato come doveva andare. L’unica notizia degna di nota è proprio l’Atalanta, che è a tre punti dal Napoli, quindi dalla zona Champions. La retorica del calcio chiama questi fenomeni miracoli, o favole.
E sono quelli che servono per far credere che anche qui sia possibile un caso Leicester, o che ancora possano ripetersi storie come quella del Cagliari di Riva, del Verona di Bagnoli o della Samp di Vialli e Mancini. Beh, che c’entra: quelle vincevano lo scudetto, ma oggi lo scudetto alternativo per i meno ricchi al massimo è il terzo posto. Tra un anno tornerà ad essere il quarto, come ai tempi in cui anche la Fiorentina di Prandelli faceva vibrare i cuori asfaltando il Liverpool a Anfield road. Altri tempi, parecchio lontani. Adesso Gasperini, per i fans Gasperson, guarda la Fiorentina dall’alto in basso. Non solo è sopra, ma lo è di dieci punti. Un abisso esistenziale, quello tra un progetto vero e uno attualmente semi taroccato. Che poi pure Gasp ha avuto le sue difficoltà, ma è proprio da quelle, da quel bisogno assoluto di punti e di certezze, che nacque l’Atalanta dei giovani, dei Conti, dei Gagliardini (poi andato all’Inter), dei Caldara.
Perché Gasperini mica era partito bene. L’Atalanta era un progetto tattico assuefatto alla vecchia logica muscolare di Colantuono a cui Reja aveva aggiunto pennellate di tatticismo. Il tutto per una storia orgogliosa ma anche noiosetta. Anche perché costruire giovani per le grandi può essere eccitante. Per le grandi, però. Inter, Juve, Milan: se guardi l’Atalanta qualcosa da acquistare c’è sempre. Loro li crescono a Zingonia, le grandi tirano fuori un pacco di soldi per portarseli a casa. Da Pazzini a Montolivo, arrivando a Sportiello. E poi Gabbiadini, Bonaventura, Grassi, Baselli e Consigli. Non tutti fenomeni, ma ottimi giocatori di sicuro.
Insomma, a Bergamo un progetto ce l’avevano davvero, ma lo sfruttavano al minimo. Così ecco che esplode il miracolo, che poi è miracolo si fa per dire. Se lavori coi giovani da sempre, hai un tecnico coraggioso e uno spagliatoio compatto, stare nel giro di chi va in Europa non è così difficile, considerato il fatto che a parte due o tre squadre il resto più o meno si equivale e che là dove non arriva la tecnica arriva la motivazione. Buffo, no? L’Atalanta è diventata un modello per chi vorrebbe fare calcio ma non vuole spendere cifre folli. La Fiorentina, per esempio. Che è tornata a spendere in Italia acquistando Saponara e Sportiello. Due talenti da rigenerare. Chissà. Intanto da queste parti esponiamo Bernardeschi e Chiesa come veri trofei..
E magari altri giovani sbocceranno. Italiani. Ma anche serbi, perchè quel supermarket è meno caro e la Fiorentina ci si butta sempre a capofitto per generare le sue plusvalenze.
Di sicuro la società, disegnado il dopo Sousa, proverà a ripartire da un tecnico italiano e con un programma a lunga scadenza fondato sui giovani. Insomma, l’Atalanta fa scuola. Magari, speriamo, anche di umiltà, perchè di quella c’è molto bisogno da queste parti.