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Giocatori ‘da Fiorentina’, le ambizioni e le ‘scelte’: su chi si può costruire il futuro?

“Costruire il futuro”, “anno di transizione che servirà a capire quali potranno essere le basi”, “gettare le basi e capire quali potranno essere i giocatori che saranno ossatura per il futuro”. Frasi ripetute in questi mesi da Corvino, Pioli, Antognoni e da casa Fiorentina. Già, difficile però parlare di futuro adesso, all’ombra di un mercato appena finito che ha ridato nuovi milioni alle casse viola ma anche pochi rinforzi funzionali all’allenatore.

Fuori Babacar e Sanchez, dentro Falcinelli e Dabo: motivazioni e ventata di forze nuove sì, ma a livello tecnico sulla carta non cambia molto. Per una Fiorentina che, dopo il punto più basso del suo campionato e degli ultimi anni, si ritrova undicesima e lontana dalla zona Europa, nei bassifondi della A2 e con le prossime tre gare – Bologna (fuori), Juventus (casa) e Atalanta (fuori) – che rischiano di essere disastrose per classifica e morale.

In tutto questo restano le ‘grandi domande’: quale futuro per la Fiorentina? A livello societario e non solo. Proprietà, Della Valle ma anche parte tecnica, e campo. Davvero l’obiettivo è costruire una squadra che lotti per l’Europa, e in futuro per la Champions? Parole dei diretti interessati (Della Valle, Corvino), ma poco concretizzate nei fatti. Non solo nei conti (‘buco di bilancio’ ripianato, saldo attivo di decine di milioni di euro ad ogni sessione da quando è tornato Pantaleo), ma anche sotto l’aspetto qualitativo.

‘Giocatori da Fiorentina’ vs ‘Giocatori da Lecce’ e discussione sui ‘modelli’ Atalanta, Sampdoria e Udinese. Su questo ha puntato l’accento ieri Corvino, su questo dibattono da tempo anche i tifosi. Quanti, dei giocatori inseriti in questi due anni in rosa, sono ‘da Fiorentina’? Nel senso di una Viola che possa puntare all’Europa, come è stato detto dalla società. Pochi, al momento e in prospettiva. Perché nonostante i 110 milioni di euro spesi in quattro sessioni di mercato compresi i prossimi riscatti (mica pochi, al netto di entrate ben superiori con tante e milionarie plusvalenze), la rosa resta mediocre. Da undicesimo posto, con un futuro che appare molto nebuloso. Mediocrità tecnica, fisica e anche caratteriale. Una squadra che fa fatica a crescere e anzi, si involve. E così anche i singoli.

Il mercato dell’estate 2016 è già stato abbondantemente bocciato (Sanchez, Cristoforo, Maxi Olivera, ma anche De Maio, Tello, Diks, Milic, Salcedo), Saponara resta un’incognita grossa 10 milioni, altrettanti ne sono stati spesi per Benassi che fin qui ha viaggiato con alti (pochi) e bassi (tanti) non trovando la giusta collocazione e incidendo ben poco. Investimenti pesanti poi su Vitor Hugo (difensore solido che sta crescendo, ma resta una riserva di Astori) ed anche sui vari Eysseric e Bruno Gaspar, mentre Laurini e Biraghi in prospettiva promettono poco oltre a quanto già danno sul campo.

Restano quindi Veretout e Pezzella, Sportiello e Astori, Chiesa, mentre su Simeone (classe ’95), Milenkovic (’97), Gil Dias (’96), Dragowski (’97) giusto concedere tempo vista l’anagrafe (così come per i vari Zekhnini, Lo Faso e Graiciar, Vlahovic, Hristov, Kukovec, Castrovilli, tra panchine in prima squadra ed esperienza che sta maturando altrove). Insomma, pochi tasselli individuati per il futuro, quando siamo oltre la metà della stagione. “Sono tornato per provare a vincere”, disse Corvino un anno e mezzo fa. Nel frattempo la rivoluzione è stata completa, i conti sono tornati a posto ma la via d’uscita non è affatto chiara. Il monte ingaggi ancora ridotto con le partenze di Sanchez e Babacar, con la promessa di far salire il tetto stipendi nel prossimo futuro (aspetto basilare per poter fare qualche step in avanti). “Ora possiamo comprare senza vendere”, assicura il dg. Già, ma saranno giocatori ‘da Fiorentina’?

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