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Rassegna Stampa

Giachi, esperta di Recovery Plan: “Franchi operazione al limite. Ma tutti interessati a far arrivare i fondi”

Franchi

Intervista ad una delle massime esperte del Recovery Plan italiano. Il suo punto di vista sulla situazione del Franchi dopo i dubbi della Commissione Ue

Annalisa Giachi è la persona giusta. È lei che tra le esperte italiane di Recovery Plan e fondi straordinari lavora ormai quasi esclusivamente al monitoraggio del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Croce e delizia delle pubbliche amministrazioni di tutta Italia. Attraverso un osservatorio nato ad hoc e dove sono presenti informazioni, bandi e tutto quanto servirebbe a spendere e spendere bene i soldi del piano (www.osservatoriorecovery.it/). Scrive il Corriere Fiorentino.

Per questo è a lei che chiediamo lumi sulla doccia fredda arrivata dalla Commissione europea. Che nutre dubbi sull’ammissibilità dello Stadio Franchi tra i progetti finanziabili con fondi Pnrr relativi al capitolo sui Piani urbani integrati. Già assegnati a Firenze dal ministero dell’Interno di concerto con quello dell’Economia. E ora stoppati da Bruxelles. Si tratta di 50 milioni che rischiano di saltare.

Dottoressa Giachi perché secondo lei la Commissione Europea chiede una verifica su questi fondi e dà all’Italia un mese di tempo per dimostrare che siano stati assegnati in maniera coerente?
«Stiamo cercando di capire anche noi. Ma credo che la Commissione nutra dei dubbi perché quel capitolo di spesa è stanziato per finanziare progetti il cui filo conduttore sia la rigenerazione urbana. Con cadute dunque anche sociali, ambientali, occupazionali. Le faccio un esempio con quella tranche di Pnrr io non posso fare delle strade. Ma posso realizzare delle piste ciclabili e delle tratte ferroviarie. Perché in questo caso si tratta di infrastrutture che offrono un servizio pubblico e che hanno ricadute positive sull’ambiente. Lo stadio è qualcosa che è un po’ al limite».

Dunque lei ritiene che dopo questo mese di tempo in cui si dovrà presentare nuove documentazioni i 50 milioni per il Franchi non arriveranno?
«Non lo so, ma non credo. Tutti hanno interesse a spendere i soldi del Pnrr. Dunque se si mettono al lavoro per dimostrare che ne so, per esempio, che il Franchi riammodernato servirà ad aumentare l’occupazione o a riqualificare il quartiere di Campo di Marte, non sarà impossibile farlo rientrare tra i progetti ammissibili».

Ma quando lei dice se si mettono al lavoro a chi si riferisce? Di chi è la colpa, o meglio la responsabilità di questa parziale bocciatura da parte della Commissione europea: del Comune di Firenze o dell’allora ministero dell’Interno guidato, durante il Governo Draghi, Luciana Lamorgese?
«Guardi, in casi di progetti come questo, di tale rilevanza, credo che la responsabilità sia di entrambe le istituzioni. È vero che i progetti sono redatti dagli Enti locali, ma è vero anche che si tratta sempre di progetti condivisi con l’amministrazione centrale. Che è poi stata quella che ha ritenuto ammissibile il piano presentato dal Comune di Firenze».

Dunque toccherà sia al ministero che al Comune rimboccarsi le maniche. Ma facciamo un bilancio. A che punto stiamo con la spesa dei fondi del Pnrr in Italia?
«Insomma piuttosto indietro. Su un totale di 191 miliardi da spendere entro il dicembre 2026 ne abbiamo spesi solamente 20».

Per colpa del Governo Draghi o Meloni?
«Cambia poco, perché le unità di missione sono rimaste le stesse. C’è stato un rallentamento durante il passaggio ma credo che le cose siano cambiate poco»

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