Rassegna Stampa
Gheorghe lancia Ianis Hagi: “Deve ispirarsi ad Antognoni”
L’IMPORTANZA di chiamarsi Hagi. Nessun riferimento a Oscar Wilde, soltanto il peso della storia, della leggenda che ti accompagna come un’ombra fin dai primi passi della tua vita. Nato ad Istanbul, cresciuto a Costanza, in quella Romania che il padre Gheorghe ha conquistato come solo i grandi imperatori romani erano stati capaci di fare. Per Ianis Hagi è sempre stato tutto più complicato. Il talento c’è, lo si è intravisto nel ritiro estivo di Moena, lo ha confermato Sousa facendolo esordire domenica scorsa a Cagliari, ne è convinto proprio il Maradona dei Carpazi, Gheorghe Hagi. Perché la Fiorentina è la realtà giusta in cui Ianis può crescere? «E’ un ottimo club, che da sempre ha avuto giocatori importanti. In tutta la sua storia la Fiorentina ha promosso grandi numeri 10. Sono felice che mio figlio giochi nella Fiorentina, perché qui sono passati grandissimi calciatori e il simbolo della città è Giancarlo Antognoni. Uno dei miei idoli da piccolo, sono da sempre affascinato da lui. Ho detto a Ianis di ispirarsi a Giancarlo. Spero che lui possa arrivare ai livelli dei grandi numeri dieci che hanno fatto la storia viola come Antognoni, Baggio e Mutu».
Cosa le ha detto Ianis dei suoi primi mesi a Firenze? «Si trova benissimo. Ha scelto la Fiorentina anche per la bellezza della città. Non è semplice andar via di casa a 18 anni e per noi era importante che venisse in una realtà solida come la Fiorentina. Si sente meglio ogni giorno che passa, sta trovando la migliore condizione e anche nello spogliatoio è stato accolto benissimo». Che idea si è fatto della Fiorentina di Paulo Sousa? «Paulo mi piace come allenatore, credo che sia un grande tecnico. Lo scorso anno ha portato la squadra a giocare un ottimo calcio. Si vede che nella rosa la qualità c’è, devono essere bravi a tirarla fuori. Nel calcio secondo me quello che fa la differenza sono le motivazioni. Senza la giusta fame non vai da nessuna parte». Lei ha sempre speso parole importanti per Ianis… «Perché so che prima di essere un giocatore talentuoso è un bravo ragazzo. Ha la testa sulle spalle, è responsabile e l’aspetto mentale è sicuramente uno dei suoi punti di forza. Sono orgoglioso di lui».
Crede sia pronto per la serie A? «Questo non devo dirlo io. Adesso è alla Fiorentina e decideranno società e allenatore se lui è pronto per giocare con continuità in viola. Io lo scorso anno mi sono affidato moltissimo a lui, ha fatto più di trenta presenze nel Vitorul e mi ha convinto a dargli la fascia di capitano. Fin da piccolo ha sempre avuto gli occhi puntati, ma la pressione non lo spaventa e anche nel gruppo tutti lo rispettavano». In Romania ha dato vita ad un progetto ambizioso… «Nel 2009 ho fondato il Vitorul e in pochi anni siamo arrivati nella massima serie. Adesso siamo terzi in classifica e la squadra è in continua crescita. Il nostro obiettivo è quello di formare i giovani a trecentosessanta gradi. Li seguiamo in ogni loro passo, anche a scuola. Ianis è cresciuto lì ed è soltanto uno dei tanti talenti che abbiamo».