Tanti cambiamenti nel corso della stagione da parte del tecnico della Fiorentina. Tre moduli, 33 titolari diversi, ma ora ok col 3-5-2
La Fiorentina di questa stagione non è stata quasi mai uguale a se stessa e nel corso dei mesi si è trasformata continuamente, sia dal punto di vista degli uomini sia come sistema di gioco, scrive la Gazzetta Dello Sport.
Tre moduli principali diversi, 33 differenti titolari da agosto in avanti con 3 portieri, 11 difensori, 11 centrocampisti e 8 attaccati, schierati dal primo minuto. Non comparse, titolari. E il numero dei calciatori utilizzati salirebbe a 36 se si considerassero anche gli ingressi per alcuni minuti dei giovani della Primavera.
Palladino ha mantenuto a lungo la voglia di coinvolgere tutti. La società ha operato, sia in estate che a gennaio, per dare a Raffaele Palladino il numero più alto possibile di soluzioni, di uomini e moduli, e l’allenatore ha lavorato sempre al Viola Park per utilizzare al meglio le risorse a sua disposizione.
3-4-2-1 a inizio stagione, 4-2-3-1 dall’intervallo con la Lazio in poi, con Folorunsho schierato al posto di Bove dopo un periodo di smarrimento con l’assenza dell’ex Roma, fino al recente 3-5-2. L’ultimo sistema di gioco valorizza uomini come Gosens e Dodo a tutta fascia, ha un centrocampo più denso e permette a Gudmundsson di avere maggiore libertà, più vicino a Kean. L’idea adesso sembra quella di proseguire su questa strada fino alla fine della stagione, anche se è chiaro che non tutte le partite potranno essere affrontate in questo modo, anche solo per il fatto di dover dare ogni tanto un po’ di respiro a Dodo che non ha una vera alternativa di ruolo in rosa.
Dei 33 giocatori utilizzati come titolari, 9 sono partiti (molti in prestito) fra il mercato estivo e quello invernale: Quarta, Kayode, Biraghi, Amrabat, Bianco, Barak, Kouame, Ikoné e Sottil. Gli altri continuano a giocarsi il posto in un’alternanza continua che è stata confermata anche a gennaio con l’arrivo di altri giocatori come Fagioli, Folounsho, Zaniolo, Cher Ndour e Pablo Marì.
Di
Redazione LaViola.it