La rosea analizza i ‘condottieri’ di Fiorentina e Atalanta, evidenziandone le qualità: Cavour da una parte, Garibaldi dall’altra. Progetti e identità da difendere.
Fiorentina e Atalanta sono squadre risorgimentali: sotto la spinta dell’idea (o dell’ideale), corrono, giocano, battagliano, sfidano avversari anche più tosti (e sicuramente più ricchi) con il coraggio di chi vuole a tutti i costi arrivare all’obiettivo. Sembrano davvero eserciti mossi dal sacro fuoco dell’affermazione della propria identità. E non è un caso che, date le premesse e ciò che sta dietro ai due progetti, siano chiamate a sfidarsi nella seconda semifinale di Coppa Italia. Una, la Viola, ha seppellito la Roma con un clamoroso 7-1. L’altra, la Dea, ha spedito fuori dal torneo nientemeno che la Signora Juventus – che aveva vinto le ultime 4 edizioni – con un 3-0 che non ammette repliche. Così scrive La Gazzetta dello Sport.
CRESCITA COSTANTE. Se Gasperini guida l’Atalanta come fosse una specie di Garibaldi, e chiede sempre aggressività, grinta, determinazione, spirito di sacrificio, Pioli utilizza maggiormente la tattica del Conte di Cavour: tessa la tela, si serve della diplomazia, costruisce la manovra attraverso il pensiero e il ragionamento. Ne nascono, pur con stili differenti, due squadre che piacciono, divertono la gente, ne catturano l’entusiasmo. Ed è già un gran successo nell’Italia del pallone che di passi in avanti (in termini di estetica) ne fa davvero pochi. Certamente anche la Fiorentina e l’Atalanta hanno attraversato momenti bui, certamente sono state sotto il fuoco delle critiche e delle polemiche, ma hanno sempre saputo rialzarsi e, con le proprie forze, costruirsi un futuro. Pioli e Gasperini, in questo percorso di crescita, hanno senza dubbio grandi meriti.
ALLENATORI. Pioli, dopo la bruciante esperienza all’Inter (esonerato a poche giornate dalla fine), ha accettato la scommessa-Firenze. Di scommessa si trattava, perché in quell’estate, al mercato, vennero ceduti Borja Valero, Bernardeschi, Vecino e Kalinic. A lui consegnarono un gruppo di giovani e gli chiesero di farli maturare e, se possibile, trasformarli in buoni giocatori. Nella stagione scorsa arrivò a un soffio dalla qualificazione in Europa League e anche in questo campionato, più o meno, sta tenendo quella media (con la ciliegina della semifinale di Coppa Italia che non va per nulla trascurata). Da Cavour della panchina gestisce i rapporti con i suoi ragazzi e con una città tanto calda quanto esigente come Firenze. La sua Viola è frizzante, spesso brillante, talvolta pecca di inesperienza, ma gioca con la testa, con le gambe e con il cuore. La gente apprezza. I numeri sono sentenze: 40 gol realizzati (1,6 a partita), 29 subiti, 279 tiri fatti (146 in porta e 133 fuori) a dimostrazione del fatto che sempre si cerca di costruire e di attaccare.
AFFINITA’. Gasperini, più esperto del collega, ha disegnato un progetto unico. La sua Atalanta, dopo la Juventus, è la squadra che segna di più in Italia: 51 gol (2,04 a partita) in campionato. Subisce qualcosa (36 reti incassate), è vero, ma non si tira mai indietro. E, soprattutto, emoziona per come interpreta le partite. E di testa i bergamaschi sono micidiali: 12 gol realizzati, nessuno ha fatto meglio di loro. Mettono tutte le sfide sul piano fisico, mordono gli avversari, ringhiano, pressano e corrono come matti alla ricerca della gloria. A tratti sembrano davvero i soldati di Garibaldi che si lanciano con coraggio sul nemico. C’è una cosa che accomuna Pioli e Gasperini, ed è una dote non comune: fanno con ciò che i dirigenti mettono a loro disposizione. L’arte di arrangiarsi, per loro, non ha segreti.

Di
Redazione LaViola.it