La dura analisi della Gazzetta dello Sport sul momento biancoceleste, dopo il pesante ko di Verona contro l’Hellas. Domani la Fiorentina
“I miei principi non vi stanno entrando dentro”. Maurizio Sarri lo ha ripetuto, anzi lo ha urlato ai suoi giocatori negli spogliatori del Bentegodi. Già. È questo il problema principale della Lazio, prima ancora che una questione fisica o tattica. La squadra biancoceleste sta facendo i conti con un vero e proprio blocco mentale. Inconscio, forse, e proprio per questo ancora più difficile da rimuovere. È come se la squadra si rifiutasse di passare dal calcio speculativo e fatto di fiammate improvvise che praticava con Inzaghi a quello più intenso e ad alta velocità che vuole Sarri. Così scrive La Gazzetta dello Sport.
SARRISMO. A parole i giocatori sono tutti con l’allenatore. Più di uno ha confessato di essere affascinato dal tipo di gioco che predica Sarri. Poi, però, quando si tratta di tradurre in fatti questi propositi la squadra non ci riesce. O meglio, ci riesce solo in parte. Perché dimostrazioni di Sarrismo ci sono state, specie nelle partite giocate in casa. Con lo Spezia, nel derby e con l’Inter, per esempio. Ed ancor di più con la Lokomotiv (la partita migliore da questo punto di vista). Ma poi è mancata la continuità. La voglia di esprimersi sempre in quel modo.
ETA’. L’età media più alta della Serie A (29 anni e 167 giorni) si sta riflettendo anche sulla condizione atletica della Lazio. «Sarri ci chiede di correre di più rispetto al passato», ha riscontrato Sergej Milinkovic in avvio di campionato quando il nuovo corso biancoceleste è stato scortato da due vittorie nei primi 180 minuti di gioco con ben nove gol all’attivo. I problemi sono emersi con l’accavallarsi di impegni tra campionato ed Europa League. Tre gare nel giro di una settimana si sono rivelate un peso difficile da sostenere. Il fattore età incide in particolare su alcuni ruoli-chiave. Così qualche incertezza di Reina tra i pali viene ricondotta ai suoi 39 anni. Il recente calo di Pedro richiama pure i 34 anni dell’attaccante. Così come i 33 anni di Acerbi si stanno facendo sentire in più di un’occasione. Ma la questione si è posta soprattutto per Lucas Leiva, 35 anni da compiere a gennaio. Il play è sempre prezioso nel suo ruolo, però ha ormai grandi difficoltà a reggere i novanta minuti.
DIFESA. Anche con Inzaghi la tenuta difensiva non era il punto forte della squadra biancoceleste. Adesso però la situazione sta clamorosamente degenerando. I 17 gol subiti dopo nove giornate (media di 1,88 per gara) sono la seconda peggior prestazione nella storia della Lazio. Sotto accusa c’è ovviamente l’intera fase difensiva, non solo il comportamento dei difensori. Il modo di difendere è cambiato. I dettami di Sarri impongono agli uomini del reparto arretrato di guardare il pallone, non più l’avversario da marcare. Questo ha comportato un cambiamento radicale di giocare per chi sta dietro. E non è facile abituarsi in poco tempo. L’altro nodo è in mezzo al campo, dove i tre uomini schierati (indipendentemente da chi siano) fanno fatica a coprire tutte le zone di loro competenza e si ritrovano spesso in inferiorità numerica contro centrocampi a 4 se non a 5. . Sta soffrendo in particolare Leiva. Ha dovuto alzare il baricentro e questo lo porta di frequente ad essere un pesce fuor d’acqua.
Di
Redazione LaViola.it