Palladino ha costruito una Fiorentina basata solo sui giocatori. Dopo 3 anni di calcio super organizzato con Italiano, si è passati all’italianismo spinto
Era d’autunno, cadevano le foglie, fioriva la Fiorentina. Potremmo anche metterla così, scrive Enzo Bucchioni sulla Gazzetta dello Sport, ma non c’è niente di poetico in quello che sta accadendo alla squadra viola ormai da mesi alla ricerca di se stessa, di ciò che è stato e probabilmente non tornerà. Nel frattempo è scivolata dal primo all’ottavo posto, come se il suo campionato fosse diventato una lastra di ghiaccio. Eppure nella memoria restano quelle otto vittorie consecutive fra ottobre e novembre, quel calcio fin troppo essenziale, ma tremendamente efficace, da far invidia a maestri del genere, tipo Max Allegri. […]
La sensazione che in quelle otto partite sia andato tutto troppo bene, tutto troppo oltre, sta diventando una certezza. E i numeri sono freddamente impietosi. Nelle “otto giornate di Palladino” la Fiorentina ha fatto 24 punti. Ovviamente. Nelle altre venti partite soltanto 21: una media da retrocessione. […]
Perché? Cosa è successo? È semplicistico collegare il crac allo scioccante caso Bove. Credo invece che la Fiorentina sia l’ultima picconata a chi crede ancora a un calcio basato solo sui giocatori. Palladino ha costruito il suo autunno caldo su De Gea, forse il miglior portiere del campionato, e sulla ritrovata vena di Kean, il vicecapocannoniere. Al “palla lunga e pedalare” ha aggiunto poco. Un po’ di Gosens e di Dodo, un pizzico di Adli: la ricetta è povera. L’inesperienza dell’allenatore e il salto troppo in alto da Monza a Firenze, senza Galliani, hanno fatto il resto. Ma l’errore è culturale. Dopo tre anni con Italiano e il suo calcio super organizzato, codificato, forse anche troppo, si è passati all’italianismo spinto. Una virata che ha buttato in acqua tanta gente.
Anche la Conference ha bocciato la difesa e il contropiede viola, la sconfitta nella gara d’andata con il modesto Panathinakos brucia. Resta il ritorno di giovedì prossimo per salvare la faccia, la panchina e l’ultimo obiettivo rimasto. Non c’è il gioco? Lo sappiamo. Ora tocca davvero ai giocatori.
Di
Redazione LaViola.it