Un tempo era la minoranza, ora… forse è qualcosa di più. Maggioranza o no, la protesta del Franchi è stata rumorosa. E non poteva essere diversamente, visto la prova ignobile offerta dalla squadra contro il Verona. Un montare di rabbia e malcontento che è esploso contro tutto e tutti: i Della Valle, Cognigni, Corvino, Pioli, i giocatori. Un calderone dove tutti, chi più e chi meno, hanno le proprie responsabilità.
Chiaro che in questa situazione nel mirino sia finita soprattutto la proprietà. La famiglia Della Valle, assente da mesi da Firenze, che ufficialmente a giugno ha comunicato la possibilità di cessione del club. Che è successo da allora? Nessun passo concreto, con la società affidata ‘a distanza’ ai manager Cognigni, Corvino e Freitas e risultati molto mediocri. “Sento ancora cori dalla curva contro di me, forse qualcuno si sente un po’ protagonista in curva. Io la città l’ho sempre sentita vicina, ma se i soliti fanno la voce grossa questo è un condizionamento pesante. Non capisco perché questa situazione continua ancora. Se dovessi tornare a Firenze ricomincerebbe tutto con i soliti cori, non voglio porgere l’altra guancia“, disse un mese fa ADV.
Già, i ‘soliti’, gli ‘avvoltoi’ e l’humus tirato fuori da Corvino. Fatto sta che forse il discorso va esteso a più parti della tifoseria, ora ampiamente in contrasto con questa gestione societaria. Non solo Curva, non solo ‘rosiconi’ o ‘lenzuolai’, ma tanta gente non ci sta tra scelte sbagliate e condizioni ambientali. Alcuni esponenti del tifo hanno avuto un confronto con Gino Salica, poi è arrivato un comunicato dalla Fiesole: “I Della Valle sono invitati a vendere la società ed andarsene da Firenze, non a tornare”.
Punto di non ritorno? Messaggio ricevuto a Casette d’Ete? Prenderanno posizione? Soprattutto, come si va avanti adesso? Il day after è scorso ‘liscio‘, senza voci ufficiali dall’alto. Oggi si ritrova la squadra al centro sportivo, c’è l’ipotesi ritiro ma l’impressione è che il clima pesante andrà ancora avanti e non per poco. Perché intanto c’è un mercato che non decolla e non decollerà, un gruppo che ha i suoi limiti e dirigenti come Corvino, più Cognigni, finiti al centro dell’ira dei tifosi.
Eppure in estate, nonostante tutto, nonostante la smobilitazione, gli incassi a suon di milioni, gli striscioni, in tanti avevano dato nuovamente fiducia alla Fiorentina. Per amore, per voglia di credere di poter ricominciare un qualcosa. Una nuova disillusione, però, per chi già si aspettava poco. Ma almeno voleva una squadra che lottasse ogni partita, che sudasse la maglia viola, che incarnasse un minimo i valori dei ‘Quattro Quartieri’ (ottima iniziativa, ma non permeata nella pelle dei protagonisti).
Sono stati incassati oltre 100 milioni in estate, ne sono stati spesi 70 più quasi 35 la scorsa stagione tra i vari Sanchez, Cristoforo, Maxi Olivera, Diks, Saponara. Si poteva costruire una squadra migliore di questa? Ci si poteva aspettare una Fiorentina più competitiva anche con costi di gestione ridotti rispetto al passato? Probabilmente sì. Questo quanto i tifosi imputano a Corvino e Cognigni, nonostante tutto e l’autofinanziamento. Qualcuno vorrebbe le dimissioni dello stesso dg (‘Non ci sono le condizioni per lavorare bene’, ha poi detto il Corvo), altri quelle di Pioli (pur con i suoi diversi errori, forse il meno responsabile di tutta la situazione). Con ogni probabilità, non accadrà adesso niente di tutto questo. Anche se, forse, servirebbe davvero un segnale più o meno forte da parte di qualcuno.
Si è toccato un punto di non ritorno? Di sicuro un punto molto basso della recente storia viola. Sono stati tirati in ballo due momenti storici similari della gestione Della Valle: dopo lo 0-5 al Franchi contro la Juve nel marzo 2012 a saltare fu Corvino, mentre nell’aprile 2010 l’abbandono anticipato dei tifosi allo stadio contro il Chievo (come dal 75′ di domenica) fu preludio al divorzio con Prandelli. Due situazioni chiare da fine ciclo, ma con una proprietà che con modalità diverse era più o meno presente nella Fiorentina (poi diventata ‘in‘ Fiorentina), e in modi differenti avrebbe provato a rilanciare con nuovi programmi (con Mihajlovic con risultati e scelte a dir la verità disastrosi).
Difficile pensare che adesso, con i Della Valle che restano ‘lontani’, possa succedere qualcosa di ‘forte’ nell’immediato. Anche perché a caldo i diretti interessati (quelli presenti al Franchi) hanno parlato più di ‘incidente di percorso’ che di carenze strutturali del ‘progettone‘. Ritiro o meno per la squadra di Pioli, ora all’orizzonte ci sono il Bologna (scontro diretto per la mediocrità?) e poi la Juve. Ancora al Franchi, dove la contestazione potrebbe toccare di nuovo picchi altissimi.
Di
Marco Pecorini