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Galliani: “In Premier una neopromossa prende 160 milioni di diritti tv. Noi 33. Nuovo fairplay ridicolo”

Adriano Galliani torna protagonista in A col Monza e analizza le difficoltà del calcio italiano: “In Premier una neopromossa prende 160 milioni di diritti tv. Noi 33. Nuovo fairplay ridicolo”

Parla così a Tuttosport l’amministratore delegato del Monza Adriano Galliani: “È cambiato il calcio, figlio della Bosman e dei diritti tv, che sono quelli che hanno veramente cambiato il calcio e, di fatto, ammainato le famose bandiere”.

DIRITTI TV. “Partiamo dagli Anni 60: i ricavi di un club erano solo ed esclusivamente da botteghino. Non c’era sostanzialmente nient’altro. E se vendi solo i biglietti: i 60mila di Madrid valgono i 60mila di Lisbona e di Glasgow. Poi arrivano i diritti televisivi: il campionato inglese ricava 4 miliardi di sterline e quello scozzese 100 milioni, è chiaro che – a parità di sessantamila spettatori – la cosa cambia un bel po’. I fatturati che una volta erano simili fra di loro, diventano abissalmente diversi e questo fa sì che i campioni si concentrino dove ci siano i soldi, perché il calcio lo fai con i fatturati. I venti club inglesi fatturano quasi quattro volte i club italiani. Il Monza prende 33 milioni di diritti televisivi di cui 3 devono andare come obolo alla B. Totale: 30 milioni. Una neopromossa in Premier incassa 160 milioni. Come faccio io a competere con il Nottingham Forest? E come faccio a fermare una tendenza dell’economia mondiale”. 

NUOVO FAIRPLAY.Ma che roba è quella del 70%? Puoi spendere solo il 70% di quello che ricavi… Se ci fosse stata quella regola quando abbiamo preso il Milan, non ci sarebbe stato il grande Milan. Così il divario si amplierà, perché chi ricava di più adesso può spendere di più, quindi ricaverà di più in futuro. E, come nella società, i ricchi diventano più ricchi e i poveri più poveri. Anche perché le vittorie danno fatturato attraverso sponsor e incassi. E il calcio si fa con il fatturato”. 

STADI. “Non abbiamo costruito gli stadi. Abbiamo gli impianti più brutti d’Europa e questo incide sui ricavi e sui diritti tv, perché uno stadio brutto e vuoto non si vende in tv. E non abbiamo costruito gli stadi perché la burocrazia ha frenato tutti, perché il Credito Sportivo per un lungo periodo chiedeva la costruzione della pista d’atletica e perché ci sono sempre mille ostacoli come a San Siro, per esempio. Io ho aderito a San Siro per questo, perché amo il Meazza e sono un romantico, ma non si può ristrutturare e trovo giusto costruire quello nuovo nella stessa zona. Come all’estero hanno sempre fatto, senza troppi problemi”.

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