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Galli: “Il calcio italiano è malato ai vertici”

Le dichiarazioni del campione del mondo con gli azzurri nel 1982

L’ex portiere della Fiorentina, Giovanni Galli ha parlato a Il Tirreno: “Negli ultimi anni abbiamo steccato due volte di fila la qualificazione ai Mondiali, poi abbiamo conquistato l’Europeo nel 2021 vincendo due gare ai rigori grazie a Donnarumma, quindi siamo usciti agli ottavi con la Svizzera. Tutto questo ci racconta che il nostro calcio è malato, ma è malato dal vertice. Ed è dai vertici che deve partire il cambiamento. Fino a quando non ci saranno delle linee guida chiare la situazione non migliorerà”. 

LINEE GUIDA.  “Dalla fine del 2023 in Italia lo sport è entrato nella costituzione, con l’articolo 33 che ne sancisce l’importanza educativa, sociale e di promozione del benessere psicofisico. Quindi anche il ministero dello Sport ha accresciuto la propria voce in capitolo per quanto riguarda il calcio, settore in cui ci sono altri due grandi centri di potere, la Federazione e la Lega. Questi tre soggetti non stanno remando nella solita direzione”.

COME SE NE ESCE. ”Gravina deve far valere la propria posizione e porre dei limiti, accordarsi col governo e fissare delle regole. Nelle squadre di calcio in Italia deve giocare obbligatoriamente un certo numero di italiani. In Serie A capita che su 22 calciatori più della metà siano stranieri. Come fanno ad emergere i talenti con questo sistema? Nelle società professionistiche selezionano i giocatori fin da bambini, poi però in Primavera troviamo tantissimi stranieri. Che fine fanno quei ragazzi italiani che sono stati allevati nelle nostre società? Alcuni smettono, altri si perdono nelle categorie minori. E noi continuiamo ad avere una Nazionale povera”.

SPALLETTI. “Spalletti ha preso una barca in corsa e ha cercato di fare delle modifiche. Ha cambiato molto durante l’Europeo e sicuramente ha commesso degli errori. È un meticoloso, lo conosco bene, sicuramente riguarderà tutte le partite dell’Italia decine di volte per capire cosa non ha funzionato. Le convocazioni? Credo che su 50 milioni di allenatori italiani tutti avrebbero scelto il 90% dei calciatori convocati da Spalletti. Resto convinto che se gli verrà concesso del tempo per lavorare potrà mettere in piedi un gruppo competitivo, ma in Italia la Nazionale per tutti – a cominciare dai vertici del pallone – è importante solo nei mesi in cui si giocano Mondiali ed Europei. Non funziona così, serve programmazione”.

AZZURRI. “Abbiamo giocato bene 70 minuti con l’Albania, poi la Spagna ha distrutto ogni nostra certezza e con la Croazia abbiamo pareggiato ma si è vista chiaramente la mancanza di carattere dell’Italia, che ha giocato per contenere e non per vincere. Con la Svizzera eravamo ancora una volta terrorizzati dalla partita e abbiamo perso contro una squadra normalissima. Purtroppo la sensazione che l’Italia ha trasmesso è quella di essersi trovata in una competizione al di sopra del proprio spessore. È mancata l’esperienza. Giocare le coppe con i club non è come giocare Mondiali ed Europei. È una cosa diversa. E se non sei abituato a certi palcoscenici, quando ti ci ritrovi rischi di venire risucchiato dalla paura, come è successo agli Azzurri”.

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