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Rassegna Stampa

Galli: “De Gea ha spazzato via lo scetticismo iniziale. Può giocare fino a 40 anni”

De Gea - Fiorentina

Intervista a un grande ex Fiorentina che ha parlato del portiere spagnolo protagonista assoluto di questo inizio di stagione in viola

Uno non vale uno, nemmeno se quello è il numero (ormai raramente sulla maglia) che ti identifica nel ruolo specifico: e comunque non nel calcio in questo caso e non se il termine di paragone si chiama David De Gea. Lo dice Giovanni Galli, spiegandolo come meglio non si può, e c’è da credergli. Scrive il Corriere dello Sport-Stadio.

Sorpreso da De Gea o sorpreso da chi si sorprende di De Gea?
«Preso nell’estate 2023 – afferma l’ex portiere viola oltre che di Milan, Napoli e Torino – sarebbe stato il colpo dell’anno, averlo fatto nell’estate appena trascorsa dopo una stagione di inattività tra lo scetticismo generale qualche perplessità l’ha generata: ma è bastato che De Gea facesse alcune grandi parate che appartengono al suo repertorio e i dubbi sono stati subito cancellati».

Appunto: com’è possibile che sia rimasto fermo 12 mesi a neppure 33 anni e dopo 500 e passa partite solo con il Manchester United?
«Non credo che non abbia avuto un’opportunità. Mettiamoci che veniva da un contratto da quasi venti milioni lordi a stagione e magari pensava di viaggiare a cifre se non uguali, di sicuro non molto inferiori come magari gli sono state prospettate. Evidentemente non ci sono state le componenti giuste, e parlo di città, squadra, progetto, delle stesse condizioni economiche: non è che uno prende le valigie e va nel primo posto che gli capita. Così ha deciso di aspettare l’opportunità giusta che si è presentata sotto forma della Fiorentina in una città meravigliosa come Firenze: De Gea è stato bravo a prenderla al balzo, nonostante un contratto “normalissimo”».

Il colpo della Fiorentina rimane comunque.
«Certamente. E dico di più: anche per i portieri è un discorso di “campionati”. Di portieri spagnoli che hanno fatto bene in Inghilterra ce ne sono stati pochi: De Gea è vero che si è imposto a Manchester, eppure io lo vedevo e lo vedo più adatto a un campionato come il nostro, in cui le varie letture del gioco sono più semplici e perfettamente conformi alle sue caratteristiche tecniche e atletiche».

Come è possibile fare quello che sta facendo dopo un anno di inattività?
«Nelle prime partite ha avuto un po’ di difficoltà a valutare le traiettorie del pallone, ad esempio sui tiri rasoterra, poi sui lanci in profondità nell’intesa con i compagni, nel classico dilemma esco o non esco. Ha dovuto riabituarsi alle dinamiche delle singole azioni, mentre nel gesto puro della parata non ha avuto problemi perché quello è innato in chi ha qualità spiccate come David. La porta non la dimentichi, le dinamiche sì. Ma ha fatto tutto in fretta, perché è veramente bravo. Adesso poi ha cominciato a parlare con la squadra e questo è molto importante: dà altre certezze ai compagni».

La sua enorme esperienza può essere il valore aggiunto per la Fiorentina per alzare l’asticella delle ambizioni?
«Credo che in società quest’estate si sia cambiato registro andando su calciatori che possono e devono diventare la spina dorsale della squadra: De Gea per i pali, Comuzzo per la difesa, Adli per il ruolo del regista, Kean per l’attacco, e su questa spina dorsale costruire il futuro senza perdere nessuno di loro. Credo e mi auguro sia così. E De Gea può giocare fino a quarant’anni col fisico che ha: e spero lo possa fare nella Fiorentina».

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