Tante voci sui giocatori viola, ma la testa deve rimanere concentrata sul campo. La strada è ancora lunga. Cesare, il ‘progetto tecnico’ e il contratto di Dusan…
Le parole, ma soprattutto la faccia, di Cesare Prandelli post-Benevento raccontano bene le settimane di tensione in casa Fiorentina, vissute in prima persona da chi oltre che essere allenatore è da anni tifoso viola. Una missione, per il tecnico di Orzinuovi, certamente più in salita di quanto si sarebbe mai aspettato, “l’esperienza più difficile della carriera”, come confessato qualche settimana fa dallo stesso allenatore viola. Certo, quel sentirsi “molto stanco, vuoto dentro” ha lasciato qualcosa di ‘detto-non detto’ in diretta tv, con l’aggiunta di un concetto ulteriore: “Con la società ci siamo arroccati, abbiamo cercato di fare gruppo tra di noi. All’esterno ci sono sempre tante situazioni da tamponare, ma a me piace fare il mio lavoro a viso aperto”.
TANTE DIFFICOLTA’. Sensazioni che hanno portato a chiedersi cosa abbia scatenato tutto ciò in Prandelli. Difficoltà del campo sì, ma non solo. Nella gestione di un gruppo con diverse problematiche interne, soprattutto dal punto di vista mentale, nel rapporto con l’ambiente e una critica più volte considerata eccessiva. “Troppe critiche, anche dagli amici”, disse Cesare. Poi quel cambio di strategia anche da parte della società, dalle parole dirette di Pradè a Udine e dai toni forti di Commisso al discorso al miele di Joe Barone, a difesa della squadra e di quella reazione nel recupero col Parma. Prandelli ha cercato di ricreare quel ‘fortino’ che aveva contraddistinto la sua filosofia ai tempi dei Della Valle, ma stavolta è stato (ed è tuttora) tremendamente più complicato.
ORA IL MILAN. In ogni caso, i due giorni di riposo hanno permesso a tutti di staccare un po’ la spina verso un altro impegno mai banale. E parecchio delicato. Domenica al Franchi arriva il Milan, primo degli ultimi 5 match casalinghi della Fiorentina, tutti contro le big. Certo, la squadra rossonera non sarà al top: Rebic squalificato, Theo Hernandez che rischia, Ibrahimovic che non sarà al massimo della forma e gruppo di Pioli che sarà in generale reduce dal match di ritorno in Europa League con il Manchester United di giovedì. Insomma, la Fiorentina potrà prepararla certamente meglio, con i vari Castrovilli, Amrabat e Biraghi che avranno anche una settimana in più di lavoro nelle gambe per recuperare dai recenti stop fisici.
IL FUTURO PUO’ ATTENDERE. Ma in ogni caso non è certo tempo di pensare troppo al futuro. Almeno da parte dei diretti interessati. C’è un presente da vivere e una salvezza da conquistare. Guai a pensare che il più sia fatto, come avvenuto nel recente passato. E guai a distrarsi con pensieri su un domani lontano da Firenze. Per un gruppo, fatto sì di giocatori da un futuro più che incerto, che a Benevento si è ripreso con i denti quell’orgoglio e quella dignità che a volte sono mancati. Tremendamente. Del resto, si sa, che il rinnovo di Milenkovic non è arrivato ed è destinato a partire verso una big europea in estate, un po’ come capitan Pezzella che dovrebbe lasciare la Fiorentina dopo la sua stagione più complicata. E dietro Caceres è in scadenza, il prestito di Malcuit senza vincoli (così come Barreca, superato pure da Maxi Olivera nelle gerarchie) e Biraghi immerso in alti e bassi. Così come su Ribery, Callejon, Kouame ed altri si apriranno presto punti interrogativi. Ma per i diretti interessati non è certo tempo di pensare al domani. Non ora. Lo ha fatto capire anche Commisso quando ha parlato alla squadra: prima la salvezza, poi le questioni personali.
RIVOLUZIONE POSSIBILE. La rivoluzione estiva è possibile, ma Commisso deve ancora comunicare la linea che prenderà la Fiorentina. Del resto, oltre ai giocatori, ci sono tre allenatori in scadenza (Prandelli, Iachini e Montella) così come il ds Pradè. Ma Rocco non ha ancora deciso. E ogni scelta è stata rimandata in attesa di tempi più tranquilli. Che ancora non sono arrivati. All’orizzonte diverse cessioni (anche pesanti, e con introiti economici non da poco) e una possibile rifondazione tecnica per una squadra che, lo hanno capito tutti, ha reso ben al di sotto delle aspettative. Anche se ci sono ancora 11 partite da giocare. Come al solito sarà importante non solo vendere, ma soprattutto investire bene i proventi con giuste scelte di calcio. Non come Callejon al posto di Chiesa, insomma. Il “progetto tecnico chiaro” a cui spesso ha fatto riferimento Prandelli.
RIFLETTORI SU DUSAN. Mentre, nel frattempo, si è preso inevitabilmente la scena Dusan Vlahovic. La strepitosa tripletta di Benevento ha risvegliato l’attenzione (in realtà mai sopita) di diversi club importanti, in Italia e in Europa. Ha un contratto non troppo lungo per i tempi calcistici (2023), ma anche la sua situazione è stata rinviata a salvezza raggiunta. Chiaro che però, in attesa di una risoluzione, i gol in serie di Dusan (12 totali, 11 con Prandelli da dicembre), i paragoni con i giovani bomber d’Europa (dietro solo ad Haaland) e con quelli del nostro campionato stiano facendo parlare del futuro del serbo classe 2000. Il ‘caso’ Chiesa è ancora fresco nella memoria, le tempistiche sono simili ma la Fiorentina deve evitare di far montare un’altra ‘telenovela’.
LA ‘PARTITA’ DI ROCCO. Si giocherà, sul futuro di Vlahovic, la ‘partita’ di Commisso. Sarà senz’altro uno dei primi temi da affrontare al suo rientro a Firenze. Del resto, anche il rapporto personale tra il giovane bomber e il presidente viola, che lo ha sempre coccolato anche nei momenti più difficili, è molto forte. Ma ovviamente servirà anche altro per resistere agli assalti degli altri club. Non solo a livello economico (Rocco ha già dimostrato di poter competere senza grossi problemi da questo punto di vista, con stipendi importanti dati a più di un giocatore), ma soprattutto a livello di ambizioni. Perché è chiaro che per ‘convincere’ Vlahovic (che già un anno fa di questi tempi pareva ad un passo dalla firma, prima che il Covid e un ruolo non più centrale in quella Fiorentina mettesse in ghiaccio tutto) ci vorrà soprattutto un progetto chiaro che consenta alla Fiorentina di tornare a recitare un ruolo da protagonista. Certo, difficile chiedere subito un piazzamento sicuro in Europa, perché le prime 7 sono lontanissime (17 punti, per l’esattezza, dopo 27 giornate) e la Fiorentina viene da tanti anni di bassifondi. Ma almeno costruire una squadra che ci possa provare, questo sì.
AMBIZIONI. Del resto, l’ambizioso Dusan, sogna i palcoscenici europei. L’ha sempre detto, fin dalle prime interviste in viola (QUI quella di ottobre 2019 a LaViola.it). La Fiorentina non può purtroppo offrirglieli nella prossima stagione, ma può creare dei presupposti seri (e veri) per arrivarci. Che poi sarebbe in linea con quanto sempre detto da Commisso, con le ambizioni di un Viola Park (al di là dei ricorsi) tra i più belli d’Italia e d’Europa. Qui, insomma, si giocherà un’importante ‘partita’ per Commisso. Sulla credibilità di un progetto che possa riportare la Fiorentina in posizioni più consone di classifica. Poi ovvio, un ruolo importante lo giocherà anche il ‘solito’ Ramadani, legato a doppio filo con la cessione di Milenkovic. Ma quello è un altro discorso ancora.
Di
Marco Pecorini