Frey: “Fiorentina unica società che mi potrebbe far rientrare nel calcio. Ma con Antognoni…”

Parla l’ex portiere francese, che entrerà nella Hall of Fame del club: “Batistuta sarebbe l’ideale, non capisco l’addio di Antognoni. Italiano può aprire un ciclo come Prandelli”

A fine ottobre nascerà Elias, il suo quarto figlio. Pochi giorni prima invece entrerà nella Hall of Fame viola, una sorta di ingresso principale della storia della Fiorentina: «Non poteva esserci modo migliore di festeggiare — dice Frey al Corriere Fiorentino —. Vorrà dire che metterò mia moglie in macchina e mal che vada avremo un figlio fiorentino».

BATISTUTA E ANTOGNONI IN SOCIETA’. «Gabriel ambasciatore nel mondo sarebbe l’ideale, anche se devo dire che non capisco l’addio di Antognoni. Lui è la Fiorentina. Da parte mia i dirigenti lo sanno, io per la Fiorentina ci sarò sempre. Sarebbe l’unica società che mi potrebbe far rientrare nel calcio. Ai miei tempi lo spogliatoio era sacro, c’erano dei valori condivisi. Oggi invece son tutti al telefonino, con pochissimi legami umani. Anche per questo non farei mai l’allenatore. Pensi che con i compagni della mia Fiorentina abbiamo ancora un gruppo Whatsapp, ci sentiamo con tutti, con Ujfalusi, Jorgensen, Mutu, Vargas, Dainelli e perfino con Leo, il magazziniere. Anzi, ci tengo a mandare un grande abbraccio a Liverani che purtroppo ha appena perso sua moglie».

ADDIO DOPO LO SCONTRO CON CORVINO. «Con me fu sleale, avevo appena gridato forte il desiderio di chiudere la carriera alla Fiorentina, ma mi affiancò un portiere (Boruc, ndr) per disturbarmi anche umanamente. Dicevano che ero rotto, mi misero nelle condizioni di andarmene a meno di non sentirsi un peso nel club che amavo. Questa cosa somiglia a quanto è capitato a Borja Valero anni dopo: non ci conoscevamo, ma da allora ci sentiamo spesso».

FIORENTINA DI ITALIANO. «Ne parlo poco volentieri perché Vincenzo è un amico, abbiamo giocato insieme a Verona. Mi limito a dire che ha tutte le possibilità di aprire un ciclo fortunato come fece Prandelli. Ci vorrà pazienza però perché perdite come quella di Vlahovic non sono banali».