L’ex ds della Fiorentina parla della sua esperienza a Firenze, tra gli input della proprietà e le necessità del tecnico. Poi cita alcuni giocatori…
Carlos Freitas, ex direttore sportivo della Fiorentina, è intervenuto a Lady Radio. Queste alcune sue parole: “Firenze e la Fiorentina hanno lasciato un segno importante su di me, la seguo sempre con affetto. E’ una squadra oggi molto cambiata, le linee guida sono cambiate, si sono puntati su giocatori più esperti. Ma è il campo poi che dice la bontà delle scelte. Qualche giocatore è cresciuto molto, come ci aspettava, come Dragowski e Vlahovic, che quando sono arrivati avevano bisogno di tempo per imporsi. Ma il potenziale c’era. I giocatori più esperti e blasonati come Ribery portano entusiasmo importante, ma per essere sincero vedo un calcio che non è cambiato. Le squadre più forti in Europa vincono un’alta percentuale di duelli in fase difensiva e offensiva, i ritmi sono alti, e anche in Italia questo si vede nelle squadre di alta classifica. E la Nazionale avrà 40 giocatori che potranno essere scelti dal ct, e sono giocatori per la maggior parte Under 25. Credo che la Fiorentina abbia scelto un’altra linea”.
VLAHOVIC. “Io l’ho già detto, se Vlahovic invece di venire alla Fiorentina fosse andato al Salisburgo, oggi sarebbe già un giocatore in stile Haaland. Sono giocatori che hanno tracce molto simili: fisicità, gambe lunghe, esplosione e tiro. Haaland è un giocatore da 60 milioni, perché prima ha fatto il suo percorso in un campionato meno esigente di quello italiano, mentre Vlahovic è partito dall’Italia e qui è difficile fare 30 gol. Fosse partito nel Salisburgo o nell’Ajax sarebbe già oggi un giocatore da 50-60 milioni. Le caratteristiche ci sono. Ma non è facile per un 2000 fare 7 gol a metà stagione in Italia, ci immaginiamo quindi un attaccante di 21 anni da 14 gol in Italia. Mi sembra giusto puntare sulla qualità che c’è in casa, visto che non si poteva andare su un Lewandowski. Come fece Sousa quando c’ero io, a puntare su Chiesa. Ed ebbe ragione”.
MERCATO DI ALLORA. “Ho difficoltà a fare commenti, non c’ero. Sono arrivato 6 mesi dopo. Non ero all’interno con le storie di Mammana e Benalouane. Nel mercato dopo, quando c’ero io, sono state fatte scelte basate sulle condizioni economiche che c’erano. C’era l’obbligo di ridurre il monte ingaggi, si poteva investire quanto incassato, ma non si potevano fare investimenti. Era difficile fare un matrimonio tra le aspettative dell’allenatore e quanto veniva detto dall’alto, dalla proprietà. Evidentemente sono arrivati giocatori che non hanno avuto un buon periodo a Firenze, ma quando si parla di uno come Gil Dias, era in prestito. Non era un investimento, non sono stati persi soldi. Bruno Gaspar è costato meno di quanto poi la Fiorentina ha incassato alla cessione. Eysseric prima di arrivare a Firenze è stato un giocatore chiave nel Nizza che è arrivato ai playoff di Champions. Ha avuto difficoltà in Italia, è chiaro, ma anche Prandelli gli riconosce qualità. Io non conosco nessuna squadra al mondo che non sbaglia acquisti. Ma è più difficile con meno di 5 milioni trovare giocatori come Dragowski, Milenkovic, Vlahovic“.
RIMPIANTI? “Mi fanno più godere i giocatori come Dragowski, Milenkovic, Vlahovic o Veretout. Veretout è costato il 25% rispetto alla cessione di Vecino, oggi è un giocatore più valutato dell’uruguaiano. Mi fa più godere questo che pensare a giocatori che non sono arrivati”.
PIOLI. “Stefano fa parte del mio gruppo di amici veri, per lui desidero ciò che desidero per me. Di quel gruppo lì, con cui abbiamo vissuto la tragedia di Davide, siamo rimasti collegati per la vita. Non è un rapporto allenatore-dirigente, è un amico vero. A livello professionale non mi stupisce dove è ora, ha dimostrato di essere un uomo come pochi, capace di guidare un gruppo in modo molto particolare. So che avrà creato una situazione in cui si credono più forti di tutti. Non è facile entrare in un gruppo di giocatori giovani, ora è primo e lotta con squadre che hanno speso barcate di soldi per essere primi. Sono sicuro che lotterà fino alla fine per lo scudetto, e in un futuro prossimo so che lo vedrò come allenatore della Nazionale. Merita tutto ciò che sta accadendo. Mio addio? Essendo stato una scelta mia, non posso dire di esserne stato deluso. Ma Firenze sarà sempre casa mia, quando finirà questo virus tornerò a Firenze”.

Di
Redazione LaViola.it