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Freitas: “Castrovilli scommessa personale di Corvino. Chiesa, merito di Sousa”

Freitas

L’ex direttore sportivo della Fiorentina commenta alcuni giocatori avuti in viola, come anche Bernardeschi e Ilicic. Su Ronaldo…

Carlos Freitas, ex ds della Fiorentina, parla a Cronache di Spogliatoio della sua esperienza viola e dei giocatori incontrati: «Ilicic? Ricordo di una partita a Empoli. La Fiorentina vinse 4-0, Josip fece doppietta in una gara strepitosa. Faccio un paragone tra lui e Mati Fernandez. Sono giocatori che hanno bisogno di essere importanti, coccolati. Due giocatori di assoluto talento che hanno bisogno di non sentirsi uno in più, ma neanche quelli attorno a cui la squadra gira intorno. Un altro esempio è James Rodriguez: ha bisogno di essere figura importante, poi la qualità deve tirarla fuori. Merito a Ilicic che si è messo in gioco andando a Bergamo, chapeau a Gasperini per fargli tirare fuori tutto, così come con Gomez. Ricordo che trovai il Papu nel 2012/2013 in Europa Leauge quando giocava al Metalist in Ucraina, era un ottimo giocatore».

CHIESA. «In Primavera non era titolare, ma quando sono arrivato a giugno 2016 era già stato deciso che dovesse restare in rosa. La scelta fu di Paulo Sousa, ha il merito di averne riconosciuto le qualità. Lo fece esordire contro la Juventus in una posizione leggermente più centrale rispetto a quella d’esterno che lo ha successivamente caratterizzato. E Federico ha fatto tutto per meritarsi la fiducia. Ricordo anche la scelta di Gaetano Castrovilli: un’intuizione di Pantaleo Corvino, una sua scommessa personale».

BERNARDESCHI. «Federico è un ragazzo eccezionale, calcisticamente gli riconosco una qualità tremenda per giocare ad alti livelli. La Grecia si identifica per alcune cose, e così anche l’Italia: un giocatore di 24 o 25 anni non viene considerato ancora esperto, non è maturato. In altri paesi a 22 o 23 anni puoi avere più di una esperienza. Se Bernardeschi avesse 10 partite di fila metterebbe tutto quello che ha. Non è facile farle nella Juventus, ma ha qualità individuali indiscusse. In certi momenti Ferguson ha messo Beckham in panchina: così fece Sousa con Bernardeschi, se un allenatore ti fa riposare vuole aprirti gli occhi. Non è una punizione, fa parte della traiettoria di tutti i professionisti».

RONALDO. Nel 1999, quando lo Sporting Lisbona acquistava il 13enne Cristiano Ronaldo, Freitas scriveva per O Jogo. «Il coordinatore tecnico del settore giovanile, Jean Paul, mi diceva: ‘Carlos, noi abbiamo l’attaccante quindicenne più forte del mondo’. Se una persona ti dice così, la curiosità nasce dentro di te. È uno che ho avuto la fortuna di incrociare. Dico così perché nessuno si può permettere di dire che lo ha scoperto. Con Ronaldo puoi soltanto avere la fortuna di lavorare, non lo dico per ipocrisia. Lui è uno con cui ho avuto la fortuna di lavorare. Ho accompagnato il suo sviluppo e la trattativa per portarlo al Manchester United. Ogni volta che l’ho incontrato, anche in Italia, mi ha sempre dato la sua maglia. A Madrid, dopo l’amichevole tra Real Madrid e Fiorentina, mi ha regalato la sua Sette. Siamo rimasti in buoni rapporti, anche con la madre».

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