Se la Fiorentina riuscirà a costruire un nuovo stadio, a Campo di Marte c’è il rischio abbandono con degrado per tutto il quartiere.
Con il no della Soprintendenza al restyling del Franchi, c’è il pericolo di abbandono dello stadio, qualora la Fiorentina riuscisse a costruire un nuovo impianto (Mercafir o Campi). Non serve molto, basta una manciata di anni a trasformare un edificio abbandonato in un «bubbone» che porta degrado e insicurezza in un intero quartiere. Termine utilizzato dall’allora priore della basilica di San Lorenzo, monsignor Angiolo Livi, per definire l’ex monastero trecentesco di Sant’Orsola, abbandonato dai primi anni Novanta. Così scrive il Corriere Fiorentino.
ALTRI CASI. Poco fuori Firenze, a Pratolino, nel 1939 veniva inaugurato uno degli esempi di architettura ospedaliera più significativi d’Italia, il Sanatorio Banti. Destinato ai malati di tubercolosi, è rimasto attivo con altre funzioni assistenziali fino al 1989. Oggi, l’edificio firmato dai progettisti Lorenzo Giocoli e Felice Romoli, rimasto privo di manutenzione, cade a pezzi. E l’Asl Toscana Centro è costretta a spendere soldi (pubblici) per la vigilanza, per evitare che occupanti di fortuna rischino la vita sotto le travi e i solai pericolanti. Tra gli impianti sportivi, a Firenze c’è l’ippodromo de Le Mulina alle Cascine, dove lo stato d’abbandono è stata una delle cause solo nel giugno scorso di un maxi incendio fermato a fatica dai vigili del fuoco. Accanto, l’altro ippodromo, il Visarno, è riuscito a riciclarsi: le corse di cavalli scarseggiano, ma per lo meno è diventato il cuore del Firenze Rocks che lo rianima una volta all’anno.
ITALIA. In Italia, un caso di scuola è quello dello stadio Flaminio di Roma. Nato nel 1959 e progettato da Antonio Nervi (con la collaborazione del padre Pier Luigi, lo stesso dell’Artemio Franchi di Firenze). Diventato la casa del rugby della Capitale, nel 2000 iniziò ad ospitare il Sei Nazioni. Ma dal 2012 il torneo delle più importanti Nazionali d’Europa si è spostato all’Olimpico. Col risultato che il Flaminio oggi cade a pezzi: muri scrostati, intonaco che cade a pezzi, rifiuti nell’erba alta un metro, le scale pericolanti per le infiltrazioni. Altro esempio lo stadio Filadelfia, simbolo del Grande Torino degli anni Quaranta. Il calcio salutò l’impianto nel 1963 e il calcestruzzo, malgrado varie e costose ristrutturazioni, senza manutenzione dava vita a continui crolli. Ma dal 2017 è tornato il campo degli allenamenti del Torino. Cancellando il degrado dall’intero quartiere.
Di
Redazione LaViola.it