La partenza di stagione ha lasciato più ombre che luci. La rosa sembra più forte sulla carta ma sul campo fin qui non si è visto niente di migliore
Il leitmotiv è più o meno sempre lo stesso da quando Daniele Pradé chiuse la stagione precedente e inaugurò quella successiva: hashtag (forte) ‘ambizione’. Era inizio giugno, e da allora un po’ tutti i protagonisti viola che hanno preso la parola hanno ribadito il concetto: obiettivi? Ambizione. Tradotto: far meglio dell’anno precedente. L’hanno detto i nuovi arrivati, lo hanno ribadito coloro che c’erano già, oltre ovviamente a Raffaele Palladino.
La partenza di stagione, tuttavia, ha lasciato più ombre che luci. La rosa sembra più forte sulla carta (De Gea è cento volte meglio di Christensen / Gudmundsson + Colpani con Kean sono un tridente migliore di Nico e gli altri che c’erano prima – e ci sono ancora adesso come Sottil, Ikoné, Kouame, Beltran etc / in mezzo al campo Bove, Adli, Cataldi e Richardson non sembrano essere troppo peggiori dell’Arthur a metà servizio avuto l’anno scorso assieme ai vari Duncan, Maxime Lopez, Bonaventura – scomparso per metà stagione / a sinistra c’è Gosens che è molto meglio di Parisi e Biraghi / dietro è cambiato solamente Milenkovic con Pongracic ed è arrivato Moreno), ma sul campo fin qui non si è visto niente di migliore, anzi. Ok gli alibi, dal mercato in ritardo ai nuovi concetti tattici da apprendere e i meccanismi da oleare passando per le tante novità e le pesanti assenze, Albert su tutti, ma non si può dire che la Fiorentina abbia esaltato nelle prime cinque gare stagionali.
Dal dopo sosta gli occhi saranno tutti puntati sul tecnico che, al netto del calendario che vedrà la Fiorentina sfidare Atalanta, Lazio, Empoli e Milan, oltre ai gallesi del TNS in Conference League, dovrà dimostrare di aver trovato l’identità che andava cercando per la sua Fiorentina. Tattica, tecnica e di idee. Ci può stare di fare qualche pareggio, anche con squadre peggiori o di livello infimo come il Puskas Akademy, ma dipende da come quel risultato arriva. E la Fiorentina tra Monza, Venezia, Parma, Puskas in casa e fuori non ha mai meritato altro di quello che ha ottenuto. Anzi, tra Parma e la sfida in Ungheria non si può dire che la Fiorentina non abbia avuto ‘fortuna’ nel non perdere. Ma questo è il passato. Ora conta il futuro.
Tante stagioni sono partite pensando che sulla carta la Fiorentina fosse più forte di quella dell’anno precedente. Basti pensare a dodici mesi fa con Nzola/Beltran al posto di Cabral/Jovic. La carta non ha poi rispecchiato quello che ha detto il campo e viceversa. La speranza è che il prossimo futuro dica altro. Ma non c’è più tanto tempo da perdere. Adesso, molti degli alibi che possono aver ‘danneggiato’ o influenzato l’avvio di stagione della squadra di Palladino, sono ormai svaniti. Già alla prossima sosta, insomma, la Fiorentina ci deve arrivare con tutt’altri risultati e, soprattutto, trovando identità e facendo progressi. Altrimenti la forte ambizione resterà soltanto uno slogan fine a se stesso, ancor più di quanto già qualcuno lo pensi per il mercato fatto (soprattutto per le tempistiche) dalla società.
Di
Gianluca Bigiotti