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Sebastiàn Cristoforo – (Prestito, dal Siviglia) Difficile giudicare a pieno la stagione di Cristoforo: 21 presenze ma solo 804′ giocati, conditi da un gol ed un assist in Europa League, competizione nella quale l’uruguaiano è stato utilizzato con maggior frequenza. Ci sono alti e bassi nelle prestazioni di Cristoforo, che spesso è risultato maggiormente incisivo quando è stato sfruttato a partita in corso, fallendo occasioni importanti dal primo minuto come con il Napoli in Coppa Italia. Ancora non si è capito a pieno quale sia il suo ruolo: sembra essere un mediano, viste anche le sue doti di recupera-palloni. Tuttavia, Sousa l’ha quasi sempre schierato nei tre trequartisti dietro la punta, dove il giocatore troppo spesso ha mostrato limiti tecnici e di personalità. Da rivedere, la Fiorentina dovrà pensare bene se vale la pena riscattarlo.
Sebastian De Maio – (Prestito oneroso, dall’Anderlecht) In appena sette presenze è duro giudicare un calciatore, specialmente un difensore centrale. In realtà, nelle prestazioni offerte in maglia viola il francese non ha mai sfigurato, né è mai particolarmente emerso rispetto ai compagni di reparto. Sousa non lo vede all’altezza dei suoi titolari, forse per quanto fatto vedere dalla difesa viola in questo campionato avrebbe meritato qualche chance in più.
Bartolomiej Dragowski – (Titolo definitivo, 3 mln, contratto fino al 2021) Tra infortuni, concorrenza serrata e uscite pubbliche infelici il giovane polacco non ha mai messo piede in campo con il giglio sul petto. Operazione che, a posteriori, sembra avere poco senso: perché spendere 3 milioni per un ragazzo presentato come un predestinato se poi non gli si dà la possibilità di giocare (anzi, si acquista un portiere per chiudergli lo spazio anche nella prossima stagione)? La carta d’identità è dalla sua parte (è un classe ’97); sarebbe opportuno mandarlo a giocare nella prossima stagione, onde evitare un’altra frattura.
Ianis Hagi – (Titolo definitivo, 1 mln, contratto fino al 2019) Come era prevedibile, la prima stagione in viola il giovane figlio d’arte l’ha trascorsa quasi interamente in Primavera. Giusto così, il rumeno deve ancora crescere fisicamente, ancora troppo gracile per un campionato fisico come la Serie A. Sousa ha dichiarato che cercherà di sfruttarlo maggiormente in questo finale di stagione. Classe e talento cristallino ci sono; l’impressione è che il ragazzo sarà preziosissimo per il futuro della Fiorentina.
Hrvoje Milic – (Titolo definitivo, 0,8 mln, contratto fino al 2018 con opzione di un anno) Vero e proprio flop del calciomercato operato da Corvino. Con l’aggravante che la carta d’identità dice 27 anni, dunque scarsissime possibilità di vedere un miglioramento. Cosa ci fa in Serie A? Ha perso il posto di titolare della fascia sinistra per un giocatore tutt’altro che fenomenale come Olivera. Difende benino, attacca malissimo: l’aggettivo attribuitogli dopo averlo visto “giocare” un paio di partite basta e avanza a descriverlo: mediocre.
Maximiliano Olivera – (Prestito, dal Peñarol) Sousa nelle ultime partite fa di tutto per non farlo giocare, inventandosi soluzioni bislacche come Tello a tutta fascia, Salcedo terzino sinistro, oppure Borja pseudo-terzino come con l’Atalanta. Arrivato l’ultimo giorno di mercato per sostituire Alonso, ha attenuanti superiori al croato compagno di ruolo, come l’adattamento al calcio europeo ed un superiore margine di miglioramento. Ha fatto vedere una discreta abilità nei cross e qualche sporadica giocata pregevole sulla fascia. Ultimamente involuto, pecca in velocità, fisicità e, soprattutto, in fase difensiva. Vale la pena riscattarlo?
Carlos Salcedo – (Prestito, dal Chivas) La parabola di El Titàn alla Fiorentina somiglia a quella di un alto sudamericano recentemente passato fra le rive dell’Arno, Facundo Roncaglia. Se nelle prime partite il messicano sembrava poter prendersi la maglia da titolare grazie a prestazioni attente e ricche di personalità, con il passare delle settimane Salcedo ha mostrato un’eccessiva esuberanza, che lo ha portato ad errori grossolani e gravissimi come quelli con Napoli e Torino. Se riuscisse a limare tale irruenza (cosa che Facundo non è mai riuscito a fare) potrebbe aiutare un reparto che ha bisogno come il pane di innovazione. Fermo restando che, come troppo spesso accade, Sousa l’ha schierato più come terzino che come difensore centrale, cioè fuori ruolo.
Carlos Sanchez – (Prestito, dall’Aston Villa) Inizio più che convincente, calo, panchina, ritorno tra i titolari come difensore. Tutto in poco più di sei mesi alla Fiorentina, conditi da 32 presenze, un gol e un assist. Nella sua vita da centrocampista Sanchez aveva mostrato di poter essere una buona alternativa ai titolari, abile a rompere il gioco aiutato dalla sua grande fisicità, senza particolari capacità di impostazione. Da difensore, eccezion fatta per la grande prestazione con la Juventus, il colombiano è stato più spesso in difficoltà che convincente, per essere generosi. La scarsa qualità dei difensori in rosa spinge Sousa ad insistere con il suo esperimento; tuttavia, quando si trova davanti giocatori brevilinei abili nell’uno contro uno, Sanchez va spesso nel pallone. Per non parlare della sua palese difficoltà a tenere la linea. Nella prossima stagione, se verrà riconfermato, può ancora essere una buona alternativa a centrocampo, soprattutto in determinate partite che richiedono un giocatore con le sue caratteristiche. Difficile rivederlo in linea con i difensori.
Cristian Tello – (Prestito, dal Barcellona) Stravoluto dalla Fiorentina in estate, ci sarebbe da domandarsi il perché. Le sue caratteristiche sono chiare: velocità straordinaria (soprattutto sul primo passo), discreto dribbling, buone doti da assistman (5 palloni decisivi distribuiti ai compagni). Il contrappeso che lo spagnolo si porta dietro è un’incapacità a svolgere la fase difensiva e, soprattutto, un’incostanza nelle prestazioni (anche all’interno della stessa partita) dettata da un atteggiamento troppo spesso indolente. In certe partite, quando le squadre avversarie si sbilanciano e lasciano spazi, può essere un fattore. In altre sembra di giocare in dieci. Di certo giocare nel suo ruolo (ala pura) lo aiuterebbe; tutto dipenderà dall’idea di calcio del prossimo tecnico che si siederà sulla panchina viola. L’unica cosa certa è che Cristian Tello è tutto fuorché il potenziale fenomeno di cui si parlava ai tempi del Barcellona.
 
												
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																							 
																							 
																							 
									 
									 
																	 
									 
																	 
									 
																	 
														 
														 
														
Di
Marco Zanini