Parla così il doppio ex di Fiorentina e Cagliari Aldo Firicano all’associazione glorie viola in occasione del suo cinquantesimo compleanno:
Firenze le è rimasta nel cuore più di tutte? «Assolutamente sì! Sono nato in Sicilia ma mi sento fiorentino di adozione. Questa città mi ha accolto a braccia aperte e mi ha sempre apprezzato, la qualità della vita è ottima e i miei figli sono cresciuti qui. Firenze è casa mia! E non è soltanto una città, c’è anche la Fiorentina: con il giglio sul petto ho trascorso cinque anni fantastici, tra i più importanti della mia carriera». A proposito di quegli anni, qual è il ricordo più bello che si porta dietro dell’esperienza in viola? «Ce ne sono tantissimi, mi creda. Probabilmente un Fiorentina-Juventus: era la stagione 1997/98, eravamo alla mezz’ora del primo tempo, calcio di punizione per noi e di testa la piazzo alla destra del portiere bianconero. Ricordo ancora con i brividi il boato del pubblico del Franchi, la corsa verso la bandierina, l’abbraccio dei compagni. Nella mia mente e nel mio cuore quel momento ha un posto veramente speciale. Anche perché poi la partita finì con una vittoria per 3-0». E il più brutto? «Sfortunatamente non sono mancati neanche i momenti brutti, uno su tutti la sconfitta in semifinale di Coppa delle Coppe contro il Barcellona. Era la stagione 1996/97, venivamo dall’1-1 dell’andata al Camp Nou, grazie al gol di Batistuta e quindi pensavamo di potercela fare. Invece nel ritorno perdemmo 2-0… Il Barça anche in quegli anni era fortissimo, tant’è che vinse il torneo, ma fu una grandissima delusione, per noi e per i tifosi». E oggi qual è il suo sogno nel cassetto? Allenare la Fiorentina? “Adesso sono l’allenatore della Carrarese e spero di fare bene qui. Per il domani non c’è dubbio che sogno di tornare allo stadio Artemio Franchi da allenatore viola. Fiorentina e Cagliari sono nel mio cuore, spero di allenarle entrambe prima o poi». E’ d’accordo con chi sostiene che a giugno servirà una rivoluzione? «Non so se sia necessaria una vera e propria rivoluzione, ma un forte rinnovamento sì. Quello attuale sembra essere un ciclo finito, diversi giocatori non riescono più a dare ciò che potrebbero e dovrebbero, quindi è ora di cambiare». Si riferisce a qualcuno in particolare? «Penso a Gonzalo Rodriguez e Borja Valero, ad esempio. E’ giusto che verso di loro ci sia gratitudine e rispetto per tutto ciò che hanno fatto in questi anni, ma ho la sensazione che si sia spento qualcosa. Sullo spagnolo la società dovrà fare un’attenta riflessione, ma credo potrebbe anche decidere di salutarlo. Lo dico con grande dispiacere, sia chiaro, ma il calcio è anche questo». Quali sono invece i punti fermi, gli incedibili di Aldo Firicano? «Be’, sono sostanzialmente due: Bernardeschi e Chiesa. Perché sono due giovani italiani, di grande qualità e sono cresciuti nel settore giovanile della Fiorentina. Loro, per quanto mi riguarda, sono intoccabili. Da questi due calciatori la società deve ripartire. Accanto a loro ne vedo altri, uno su tutti Vecino». Lei ha vinto una Supercoppa all’esordio con la maglia viola, cosa crede debba fare la Fiorentina per alzare finalmente al cielo il primo trofeo dell’era Della Valle? «Vincere in Italia non è così semplice, infatti vincono più o meno sempre le stesse. La Fiorentina negli ultimi cinque anni ha fatto molto bene, ma le è mancato qualcosa per fare l’ultimo passo. Capisco la delusione dei tifosi, purtroppo l’ultimo trofeo comincia ad essere molto datato. A mio parere la società dovrebbe fare un ulteriore sforzo economico e investire su un paio di top player, perché soltanto con questi si colma il gap con le grandissime squadre e si arriva alle vittorie. Rimane da capire se la famiglia Della Valle ha la voglia e la forza per farlo…».
Di
Redazione LaViola.it