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Non basteranno per fare una prova ma i due indizi sono pesanti, scrive il Corriere Fiorentino. Dopo la vittoria sul Milan, la goleada sul Lecce. Buona per rompere il tabù piccole, per prendersi i primi tre punti lontano da casa e, più che altro, per salire sempre più in alto in classifica: in piena zona Europa, e alle porte dei quattro posti che valgono la Champions.
Una bella conferma per intendersi, in attesa di test più impegnativi, ma quel che è certo è che la Fiorentina ora è una squadra e, come tale, ha una precisa identità e, chissà, anche una formazione tipo. Palladino infatti è ripartito proprio da lì. Da quel vecchio modo di dire secondo il quale «squadra che vince non si cambia». E così, come da previsioni, il mister si è presentato a Lecce con lo stesso undici che aveva schiantato il Milan. Del resto quella squadra non aveva solo vinto, aveva convinto. E forse, in un momento nel quale si sta andando a caccia di una nuova identità, era stato quello l’aspetto più importante.
Certo, restava da capire se quegli uomini e quell’atteggiamento (baricentro abbastanza basso, attesa e ripartenze con tanti palloni diretti su Kean) sarebbero andati bene anche in una gara che si presentava con premesse sostanzialmente opposte a quelle del match col Diavolo. Contro una squadra (il Lecce) abituata a consegnare il pallone agli avversari e che, quindi, avrebbe probabilmente fatto lo stesso con la Fiorentina. Teoria che salvo qualche balbettio iniziale si è immediatamente tradotta in pratica, con i viola in controllo (quasi) totale del campo.
A far la differenza, come capitato spesso in questo avvio di campionato, è stato Kean. È su di lui che si appoggiano i compagni ed è stato grazie al suo lavoro sporco che è arrivato lo 0-1 di Cataldi. Un centravanti che fa reparto da solo, l’ex Juventus. Allunga le difese, regala profondità, fa respirare la squadra. E pazienza se per questo ogni tanto perde lucidità quando deve concludere o se, magari, s’intestardisce in qualche giocata personale di troppo.
L’ultima vittoria fuori casa con 6 gol di scarto fu addirittura nel 1963-64 quando Uccellino Hamrin ne fece 5 all’Atalanta (finì 1-7). Indizi, che pian piano si stanno trasformando nella prova che di questo passo, la Fiorentina, può davvero puntare in alto.
 
												
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																							 
																							 
																							 
																							 
									 
									 
									 
									 
														 
														 
														
Di
Redazione LaViola.it