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(Solo) La squadra crede all’Europa, per un finale dignitoso. Berna nel mirino di tutti
In principio furono Davide Astori e Matias Vecino, dopo il pareggio 0-0 di Bergamo. Poi è stato il turno di Federico Chiesa e Cristian Tello, dopo la vittoria al 92′ contro il Cagliari. Quindi Federico Bernardeschi, direttamente da Viareggio. Messaggio univoco, chiaro: la squadra crede nell’Europa. O meglio: forse solo la squadra, crede all’Europa. Obiettivo reale o meno, che sia spinta per un finale dignitoso o reale mira per il gruppo di Sousa. Fatto sta che dall’interno i giocatori stanno ‘spingendo’ a una rimonta quasi impossibile.
Non tanto per i punti che separano i viola dal 6° posto (-7 dall’Atalanta), quanto per il rendimento della stessa Fiorentina nell’ultimo anno. Continuità mai trovata, identità spesso persa, tanti appuntamenti falliti, scontri diretti persi. Contro il Cagliari è stata solo la 2° vittoria nell’ultimo mese e mezzo di campionato. Eppure la squadra ci crede. A differenza di tifo, critica e probabilmente anche società. Insomma, quel ‘provare a stupire tutti’ a mente sgombra, senza troppe pressioni. Del resto, una squadra capace di tutto e il contrario di tutto in questo anno e mezzo di gestione Sousa. Un gruppo che, al di là di tutto, e delle tante contraddizioni interne, è con l’allenatore. Mantenendo le criticità che porta avanti da tempo, ma comunque con la voglia di non mollare del tutto. Contro il Torino, dopo l’eliminazione shock con il Borussia, ci fu una prova d’orgoglio per un’ora. Contro l’Atalanta idem. Contro il Cagliari, pur nelle difficoltà, la squadra ha cercato (e poi trovato) la vittoria fino alla fine.
Le sconfitte di Atalanta (pesante 7-1) e Milan hanno aggiunto un pizzico di fiducia. Decisive forse saranno le prossime quattro giornate. La Fiorentina affronterà Crotone (fuori), Bologna (casa), Samp (fuori) ed Empoli (casa). Il Milan sfiderà Genoa (casa), Pescara (fuori), Palermo (casa) ed Inter nel derby. L’Atalanta avrà Pescara (casa), Genoa (fuori), Sassuolo (casa) e Roma (fuori). Ancor più difficile invece pensare di poter far la corsa su Inter e Lazio.
L’obiettivo reale insomma, al netto di tutto, sembra quello di dare almeno dignità a questo finale di stagione. Un finale lungo, visto che mancano 10 partite. E allora giusto che, almeno per le prossime 3-4 partite, la squadra ed i giocatori continuino a crederci. Anche solo per vedere un po’ più di mordente in campo. Fuori, invece, ad avere tutti gli occhi addosso è Federico Bernardeschi. Assoluto protagonista, nel mirino di tutti, il 10 viola. In primis di Sousa, che da inizio stagione lo ha sostituito 19 volte e che nel 2017 non gli ha mai fatto fare per intero una partita. Ma anche dei tifosi, che tutti attaccano meno che ‘il figliol prodigo’, con cori “Bernardeschi non si tocca” lanciati dal Franchi.
E poi, evidentemente, in chiave mercato. Nel mirino delle big, in Italia (Inter e Juve in primis) e in Europa (Chelsea e Bayern alla finestra). Con un rinnovo di contratto in ballo. “Io penso al presente”, ha sviato Berna. “La clausola? Io la vedo come una difesa per un club, non come un messaggio di cessione. E poi la clausola un club la mette se viene chiesta dal giocatore, quindi se verrà messa chiedetelo a chi la vorrà”, ha provato a spiegare Corvino. Già, tutt’altro che scontato, il rinnovo di Bernardeschi. Tra stipendio da aumentare, una possibile clausola da inserire (a che cifra?), il fascino di una possibile fascia da capitano e un presidente (Cognigni) che rincara: “Bernardeschi è sicuramente un ragazzo importante che ha manifestato la volontà di rimanere a Firenze. Lo ha detto lui, senza una nostra pressione. E’ un elemento che viene dal nostro settore giovanile, come Chiesa e come tanti altri. Però la Fiorentina non si può identificare solo in un soggetto, deve essere una società in grado di riqualificarsi sempre, di trovare elementi che tengono alla maglia”.
Bernardeschi insomma sarà un po’ ago della bilancia del prossimo futuro viola. Rinnovare e respingere ogni assalto per dare anche un messaggio preciso nel nuovo ciclo. Il contrario, invece, sarebbe difficilmente digeribile da una piazza in forte fermento. Il tempo c’è, il coltello è ancora dalla parte del manico per i viola. Ma con l’avvicinarsi dell’estate un punto d’incontro andrà trovato, per evitare di far crescere un caso e cadere nei ‘vecchi’ errori. Intanto, lo stesso Berna è alla prova di maturità. Per il suo legame con Firenze, per il suo futuro, ma anche per la crescita come giocatore. Nel giro di 24 ore, un paio di dimostrazioni non da poco per un 23enne: la polemica sviata sul cambio discutibile di Sousa (nessuna scenata in campo nonostante la visibile delusione a caldo), e quel no alla foto con la sciarpa della Juve al Viareggio. Piccoli gesti, che però fanno crescere ed evitano pericolosi scivoloni (anche mediatici).