QUEL pomeriggio di agosto, di fronte a cinque cronisti che all’inizio pensavano si riferisse di Bernardeschi, Sousa dettò con gravità da generale un dispaccio calcistico: «Vedrete che diventerà la futura bandiera viola e il capitano di questa squadra». Chi, Federico? «Sì, lui».
Sousa parlava di Chiesa e solo uno scrupolo finale – ragazzi, gli domandiamo a quale Federico si riferiva? – evitò il guaio giornalistico.
Allora sembrarono parole clamorose, conoscendo anche il modo in cui Sousa ha sempre scansato giudizi personali suoi propri giocatori. E invece sull’ancora sconosciuto Chiesino, bum. Addirittura bandiera viola! Picchiava forte il sole in agosto.
E invece grande coraggio e intuizione ha avuto l’allenatore portoghese. E meriti indiscussi scegliendo e valorizzando giocatori che creeranno ricchezza per la società. Kalinic è stato indicato da Sousa (anche se poi l’allenatore in pubblico ha attribuito la decisione agli uomini mercato). Bernardeschi è stato rilanciato da Sousa, sia il primo anno che in questa stagione.
Sanchez esterno nella difesa a tre, tanto per restare alle scelte più recenti, è nato dopo ripetuti esperimenti in allenamento: a questi livelli non si tratta di idee esattamente secondarie, né può essere considerato «banale» il rischio di esporre il frutto delle proprie intuizioni nella partita contro la Juve che modestamente si presenta con Higuain-Dybala in attacco.
IL PRIMO anno Sousa si era fidato tantissimo anche di Diakhate, offrendogli addirittura la possibilità di giocare in tournée contro PSG e Porto. Poi il bruschissimo raffreddamento e la scorsa estate la sonora bocciatura: solo in ritiro con la prima squadra a Moena, poi il ritorno in Primavera per una ricostruzione totale, soprattutto dal punto di vista dello spessore umano. Questo per dire che Sousa è uno che si fida tanto, ma quando resta deluso è altrettanto drastico nel tagliare i contatti e prendere decisioni che colpiscono per la loro durezza.
Ma anche l’allenatore ha avuto cali di rendimento e il più clamoroso – ammesso poi in pubblico – è nato dopo il deludentissimo mercato invernale della scorsa stagione. Incapace di accettare una rinuncia così clamorosa, Sousa ha mostrato fragilità umanamente comprensibili, ma non scusabili a quei livelli soprattutto per la carica che poi è venuta a mancare alla squadra.
FRA gli errori ricordiamo poi alcune formazioni non esattamente azzeccate (quella a Marassi nel recupero contro il Genoa resta la più clamorosa: Milic ala sinistra, Zarate centravanti, Vecino trequartista) ma nel complesso è giusto attribuire all’allenatore portoghese i meriti di un impegno costante. E il coraggio di aver rischiato un po’ della sua reputazione puntando così forte sul baby robot.

Di
Redazione LaViola.it