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Fiorentina, lo stadio che verrà. Alla scoperta del nuovo impianto di Tirana

Il Corriere dello Sport racconta le analogie che potrebbero esserci tra l’Arena Kombetare di Tirana ed il nuovo stadio della Fiorentina

Da Firenze a Tirana c’è un’ora e mezza di volo, ma questi novanta minuti che sanno di distanza calcistica sono un balzo più lungo verso il futuro, quello che potrebbe essere da qui al 2023 se il piano di Rocco Commisso andrà in porto. Sì, perché se un fiorentino si chiede come potrà essere il nuovo tempio viola, è qui nella capitale albanese che dovrebbe fare un salto ad ammirare e studiare la nuova Arena Kombetare, già ribattezzata Air Albania Stadium, un’opera in calcestruzzo e acciaio – la prima con questa tecnologia al di qua dell’Adriatico – tracciata con la matita dalla stessa mano che in Italia ha disegnato la Dacia Arena.

Per gli albanesi questo impianto modernissimo inaugurato ieri sera contro la Francia campione del mondo significa tantissimo. Significa molto anche per il professor Marco Casamonti di Archea Associati: l’architetto fiorentino prova un paio di dribbling per non spostare l’attenzione dall’evento di Tirana ma una cosa ce la spiega, a proposito di Firenze e dello stadio che lui sogna di disegnare. «Se cercate qualche traccia di quello che potrebbe essere l’impianto della Viola – commenta – soffermatevi sul fatto che questo stadio è un edificio rinascimentale, è classico ma anche innovativo. E l’essenza del Rinascimento è proprio la congiunzione tra questi due elementi. Se costruisci un nuovo impianto a Firenze, lo fai dentro un’anima antica». Ma poi c’è anche il lato pratico: «Il comfort, certo. Quello di Tirana è un teatro, uno stadio interamente coperto, pensato per il calcio. Il Franchi è stato costruito negli Anni Trenta, i tifosi viola sono eroici ad assistere alla partita sotto l’acqua».

Da fiorentino a fiorentino. Tirana è una capitale che nel Novecento è stata ripensata da urbanisti e architetti italiani, da Armando Brasini che ne ispirò il piano regolatore al fiorentino Gherardo Bosio che ha progettato il vecchio stadio sulle cui macerie è sorta la nuova arena. Qualcosa resiste di quell’idea razionalista, il portico di piazza Madre Teresa suggerisce atmosfere da Eur e la facciata monumentale del vecchio stadio, scansionata, è stata smontata e rimontata, pietra su pietra. Dona eleganza a un nuovo “red carpet” che conduce in zona vip, un’isola pedonale lastricata di travertino rosso persiano.

Il rosso è il colore dominante nei 30.000 metri quadri di facciate che avvolgono la struttura come un drappo, seguendo la forma di curve tagliate esternamente per aumentare gli spazi utili intorno all’impianto. Una curva nella curva, insomma. Ed è una delle prime caratteristiche che balza all’occhio, una volta distolto lo sguardo dalla torre alta cento metri, parte integrante dell’impianto, che ospiterà un albergo. Un hotel che sale verso il cielo ma che avrà stanze anche nei primi piani dello stadio, sulla lunghezza di una delle tribune.

Forme e rimandi. Avrebbe il potenziale per essere un impianto da 40.000 posti, ne prevede solo 22.000 perché la tribuna vip è un salottino esclusivo da 1.500 posti, sovrastato da un megaschermo, un gadget tecnologico a beneficio di chi si accomoda di fronte. Volendo cercare un’analogia, l’Arena Kombetare rimanda per esempio alla Bombonera, il tempio del Boca Juniors, che ha solo tre spalti e una parete lungo una linea laterale. «Possiamo chiamarla quinta, come nel modello di teatro romano», suggerisce il professor Casamonti proseguendo in quel gioco di richiami tra retaggi del passato e nuove soluzioni creative.

Della tecnologia mista – calcestruzzo e acciaio – abbiamo già detto. Tante soluzioni interessanti, con la priorità di garantire allo spettatore il miglior spettacolo possibile: siamo sui sette metri di distanza minima dal terreno di gioco, senza più l’odiosa pista di atletica. Nei sotterranei dove il dittatore Hoxha aveva fatto costruire uno dei suoi tanti bunker segreti (una traccia del passato che è stata cancellata) oggi ci sono integrati tutti i servizi e 300 posti auto, più un tunnel che rende completamente pedonale l’area dello stadio senza impattare sul traffico. La struttura ospita uffici e attività commerciali. I materiali sono in gran parte italiani, i disegni degli elementi di acciaio sono stati sviluppati nel nostro Paese e realizzati nelle fonderie albanesi, la tecnologia led arriva dagli States e i sedili dall’Australia. Un bel melting pot.

COSTI E BUDGET. L’impianto è stato realizzato in tre anni, tre anni che includono la progettazione, la costruzione e il collaudo. Hanno lavorato oltre 100 progettisti, sul cantiere, con turni fino a 500 operai al giorno, si sono alternate 6.000 persone. Il costo? Circa 80 milioni di euro: la federazione ha garantito 10 milioni, gli altri sono investimenti di privati, zero fondi pubblici. «Oggi si può costruire uno stadio con cifre che vanno dai 3 ai 4 mila euro per posto a sedere», spiega Casamonti. A farsi due conti, uno stadio da 40.000 posti per Firenze potrebbe venire a costare circa 160 milioni di euro, «ma sono i servizi a incidere sul prezzo, non le gradinate». Questo stadio, aggiunge il progettista, «è una lezione per l’Italia, qui c’è una snellezza burocratica che ci ha permesso di lavorare con un’energia pazzesca. Da noi ci sarebbero 40 stadi da rifare, significherebbe cambiare volto a tante nostre città».

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