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Fiorentina, le 9 ferite di Italiano: approccio e mentalità vanno cambiati

Italiano

Quattro gol subiti nei finali di partita e altri cinque nei primi minuti, il mister batte sullo stesso chiodo per migliorare la sua Fiorentina

Italiano la chiama «percezione del pericolo». Quella capacità, e il conseguente atteggiamento, di saper leggere i momenti decisivi della partita. Tu chiamala, se vuoi, maturità. Nel processo di crescita di una squadra infatti, quello è uno degli ultimi step. Saper gestire gli attimi decidendo, in autonomia, come comportarsi. Un tema sul quale l’allenatore viola insiste spesso ma che ancora non ha portato ai risultati sperati. Scrive il Corriere Fiorentino.

Certo, anche da questo punto di vista la sua Fiorentina è cresciuta. Basta pensare a quanto successe lo scorso anno ad Empoli in un match che, sotto questo aspetto, è stato forse il punto più basso toccato sotto la gestione dell’ex tecnico di Trapani e Spezia. In quel caso i viola si fecero ribaltare. Passando da una possibile vittoria ad un’incredibile sconfitta. Colpa, e così torniamo al punto di partenza, di quella voglia di vincere sempre e comunque senza capire che, a volte, vale la pena accontentarsi. «Quando non possiamo portare a casa i tre punti dobbiamo capire che dobbiamo almeno non perdere», disse quel giorno Italiano.

Parole molto simili a quelle ripetute domenica sera, dopo la beffa di San Siro

«È incredibile venir via senza punti dopo una prova del genere». E se dietro a quel malessere c’era anche il fastidio per le decisioni dell’arbitro Sozza, dentro di sé il mister covava anche il dispiacere per aver visto i suoi gettare al vento l’ennesima, grande prestazione. Come se i suoi ragazzi non riuscissero a rendersi conto di quanto pesino certe fasi di gara. Un problema, questo, che ha i suoi lati positivi. Non dimentichiamo che la Fiorentina ha vinto con gol nel recupero contro Cremonese e Spezia e ha battuto la Salernitana con rete di Jovic all’81’. Ma ha anche i suoi lati negativi e presenta conti salati soprattutto negli scontri al vertice, contro avversari che, quando conta, ti puniscono.

L’1-2 di Milano infatti, è solo l’ultimo di una lunga serie di gol presi nel finale

L’altro, altrettanto doloroso, era arrivato nel 3-4 con l’Inter. Una partita che la Fiorentina aveva riagguantato dopo essere andata sotto di due gol, e di nuovo dopo il rigore di Lautaro. Trovato il 3-3 con Jovic al 90’ però, e al netto del possibile fallo non fischiato, Milenkovic si era fatto attrarre lontanissimo dalla sua area da Dzeko. Permettendo ai nerazzurri di lanciarsi in contropiede. In totale, da inizio campionato, sono ben 4 le reti subite nell’ultimo quarto d’ora (due dei quali subiti con la Lazio). Segno evidente di come i viola fatichino a mantenere la concentrazione fino alla fine. Che si unisce, e questo è l’altro grande difetto, ad una difficoltà nell’entrare da subito in partita.

Sono addirittura 5 infatti, le reti incassate nei primi 15’. E anche in questo caso le gare con Milan (Leao dopo nemmeno 2’) e Inter (Barella al 2’) sono gli esempi migliori (o peggiori) per capire il problema. Un guaio, quello sull’approccio, che di recente pareva esser stato superato. Contro Spezia, Sampdoria e Salernitana era stata la Fiorentina a trovare il gol nel primo quarto d’ora. Poi, a San Siro, la ricaduta. E se è vero che gli arbitri ci hanno messo del loro, ridurre tutto a questo sarebbe evidentemente sbagliato. Italiano lo sa e, alla ripresa, riprenderà il ritornello. «Dobbiamo percepire il pericolo». Come prima, più di prima.

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