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Fiorentina-Juventus, l’analisi tattica di Foco

Analisi tattica Fiorentina-Juventus

Nella consueta rubrica di LaViola.it, Foco analizza tatticamente il pareggio della Fiorentina contro la Juventus

Anno 2022, l’esercito imperiale bianconero sbarca a Firenze, capitale della resistenza. Un manipolo di eroi, sotto il comando del Maestro Italiano, deve respingere l’assalto di Vlahovic, l’ex cavaliere Jedi passato al lato oscuro della forza, e degli stormtrooper bianconeri. Ce la faranno?

LE FORMAZIONI. Allegri sceglie quello che può all’apparenza sembrare un 4-3-3 con Perin, una linea di difensiva di quattro composta da destra a sinistra da Cuadrado, Bremer, Danilo e Alex Sandro. A centrocampo McKennie a destra e Locatelli a sinistra di Paredes. Kostic e Di Maria ai lati del centravanti scelto Milik.

Italiano risponde con Terracciano, Milenkovic e Igor coppia centrale con rientranti Biraghi e Dodô sui lati. Amrabat padrone del centrocampo con il solito Maleh alla sua sinistra e Barak a destra. Le rotazioni dicono che il centravanti stavolta è Jovic mentre le condizioni di Nico obbligano ancora Kouame a destra e Sottil a sinistra.

LA PARTITA. Allegri vuol fare la partita senza pressare il primo possesso della Fiorentina con dei movimenti di squadra. È una ricerca del pallone in non possesso basata sui tentativi individuali di aggressione sui centrali viola di Milik e McKennie, principalmente, mentre su Amrabat hanno il compito si salire Paredes o Locatelli, a seconda di come, in quel momento, risulta posizionato il centrocampo bianconero. A Di Maria il tecnico bianconero toglie quasi ogni onere difensivo, lasciandogli come unico compito quello di accentrarsi molto in fase di possesso, portandosi dietro Biraghi e attirando fuori posizione Igor. Mossa che nelle intenzioni dovrebbe liberare un corridoio molto profondo per le corse di Cuadrado. Il 4-3-3 ipotetico della Juventus si svela già da subito come una sorta di 4-4-1-1, in cui Paredes non giostra mai da vero e proprio regista ma si divide lo spazio con Locatelli e McKennie va a chiudere il buco che lascia sulla destra la posizione da trequartista di Di Maria, cercando di riportare simmetria con l’altro lato, presidiato dall’asse Alex Sandro/Kostic.

Italiano è monolitico nel ripresentare il suo 4-3-3. Le istruzioni sono ancora le solite, con un’uscita bassa che deve trovare il terzino libero per poi far andare il gioco sulle catene laterali. In fase di non possesso, gli interni devono salire altissimi a pressare il primo giro palla juventino mentre Amrabat ha il doppio compito di chiudere gli eventuali buchi lasciati dalla pressione dei suoi compagni di reparto e di aiutare i due centrali difensivi per non lasciarli in situazioni di uno contro uno isolato.  Davanti Kouame entra molto di meno in mezzo al campo rispetto al suo opposto Sottil, cosa che permette a Barak di essere più centrale rispetto a Maleh, più coinvolto negli interscambi della sua catena laterale.

La mossa Di Maria sembra inizialmente poter essere l’arma letale di Allegri. È proprio il Fideo che partendo molto centrale fa saltare le marcature viola, palla al limite per Locatelli che a due tocchi riesce a servire un liberissimo Cuadrado su cui deve scalare un lontanissimo Igor. Palla al centro per l’accorrente Kostic che tira al volo e trova libera la pancia di Milik, tenuto in gioco per una spanna dal ritardo nella salita di Milenkovic. Gol che sembra far apparire azzeccata l’unica vera mossa tattica di Allegri. Ma è così?

La Fiorentina accusa ma riparte seguendo il suo spartito. Mangia campo e comincia a tenere la Juventus nella sua porzione di prato designata, cosa che ai bianconeri pare non dispiacere per niente. Tanta pressione, però, sembra portare a poco, anche se si comincia a notare qualche difetto nel piano della Juventus. Sì, perché la posizione da trequartista anni ‘80 di Di Maria ha anche un risvolto meno positivo per la sua squadra. La mancanza di ordini difensivi per l’argentino, infatti, permette alla catena di sinistra della Fiorentina di entrare in partita in maniera importante. Biraghi, Maleh e Sottil cominciano a macinare azioni sulla loro fascia e Cuadrado, che non è mai stato un terzino famoso per la sua tenuta difensiva, comincia a soffrire. Anche perché McKennie è un po’ perso nella richiesta di ubiquità che il suo tecnico gli deve avergli fatto e non capisce quando scalare. Di Maria, però, gioca da fuoriclasse un’altra transizione e riesce ad inventare un corridoio in half space per l’americano, che tergiversa e permette alla Fiorentina di salvarsi in angolo. Dalla ribattuta della difesa Sottil riesce a trovare con un tracciante da centrocampo la prima vera corsa senza palla di un esterno viola.

Kouame, che già aveva dato segnali di brillantezza, concretizza il mismatch con Alex Sandro e batte Perin sul primo palo. Il pareggio regala tranquillità alla Fiorentina e Italiano, modificando le marcature preventive su Di Maria, dona alla sua squadra un assetto che cancella di fatto la fase offensiva della Juve. L’argentino viene oscurato dal radar dei compagni, venendo preso nella zona tra Amrabat, Maleh e Biraghi e Kostic, ala tosta ma monocorde, viene fagocitato dall’esplosività e dalla tecnica di Dodô, non risultando più un’opzione offensiva per i suoi. Rimane il solo Milik che finisce per essere maltrattato a turno da Milenkovic e Igor. Proprio Igor avanza il suo raggio d’azione di una ventina di metri, andando a schermare la catena di sinistra della Fiorentina che continua a martellare Cuadrado e la Juventus. Dall’ennesima prova di sfondamento su quel lato, nasce il fallo da rigore. Maleh tenta di servire Jovic e Paredes, retrocesso in difesa come altri otto dei suoi, compie un netto fallo di mano. Jovic potrebbe suggellare la superiorità sul campo della sua squadra ma Perin e il palo non sono d’accordo.

Nel secondo tempo Allegri corre ai ripari e lo fa con una mossa prevedibile persino per lui. Toglie Di Maria per inserire De Sciglio e avanzare Cuadrado, sperando nella storica sofferenza di Biraghi contro il colombiano. La Fiorentina non si scompone, anzi, liberata dall’uomo tra le linee trova ancora più facilità nell’attuare le sue marcature preventive e il suo sistema di pressione e chiude l’avversario nella sua metà campo, iniziando un dominio territoriale che porterebbe al trionfo in poco tempo se la Fiorentina fosse una squadra completa nella sua identità tattica. Purtroppo le difficoltà della Juve e la densità che, suo malgrado, è costretta a fare nella sua trequarti, acuiscono le carenze offensive della squadra di Italiano. La quale non riesce a trovare mai il movimento o lo spazio che possano portare davanti al portiere. Barak comincia a giostrare in maniera quasi stabile da trequartista dietro Jovic ma le azioni sono sempre troppo legate alle decisioni dei giocatori in rifinitura, più che ad uno spartito fatto di movimenti certi senza palla e corridoi di passaggio studiati. Il secondo tempo è quasi imbarazzante per l’impotenza degli juventini ma al tempo stesso è frustrante per i viola che vedono un possesso quasi assoluto e una facilità estrema di riconquista non concretizzarsi negli ultimi metri.

Allegri sceglie i cambi evitando accuratamente ogni possibilità di sbilanciare la sua squadra, sperando di finire indenne nonostante il pallone sia diventato ormai un ricordo. Italiano prova a immettere freschezza per continuare la pressione, sperando che prima o poi il muro cada, più per la spinta che per le mazzate. La partita finisce così, con la Fiorentina che sbatte sulla difesa bianconera che accoglie il fischio finale come una liberazione.

LE CONCLUSIONI. Nei miei ricordi fatico a trovare una Juventus così annichilita dalla Fiorentina. La squadra viola è una macchina da pressione e chiusura degli spazi che funziona talmente bene che una squadra sulla carta nettamente più forte come la Juventus è ridotta all’impotenza per tre quarti di partita. Funziona bene questa Fiorentina in pressione e copertura. Forse troppo. Sì, perché alla fine una tale compressione dell’avversario finisce per togliere lo spazio anche alla Fiorentina stessa. La quale non ha ancora gli uomini e gli schemi per poter rendere questa miniaturizzazione degli spazi un’arma a proprio favore. O almeno, un’arma offensiva. Ci vorrebbero per sfruttare la prima parte del lavoro, dei giocatori ad alto coefficiente di creatività che la Fiorentina al momento non possiede. Oppure (ari daje) dei movimenti codificati che per ora non ci sono. La Fiorentina ha un’organizzazione difensiva di altissimo livello e un dispositivo di riconquista del pallone da grande squadra. Forse da questo punto di vista è la squadra più forte del campionato. Ma va trovato assolutamente l’ultimo pezzo del puzzle altrimenti queste grandi qualità possono diventare persino un ostacolo per delle ali che hanno bisogno di campo da correre e dei centravanti che, condizioni e qualità a parte, funzionano solo se sono servite con tempi rapidi. Siamo una grande, grandissima mezza squadra, se Italiano dovesse trovare almeno parte della soluzione ,potremmo scoprirci in grado di stravincere partite come quella con la Juve. Con tutto quello che ne conseguirebbe.

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