C’è chi può far festa ancora prima della partita: Pantaleo Corvino sa che, comunque andrà, raggiungerà stasera le 500 «presenze» in Serie A. L’attuale direttore generale della Fiorentina ha distribuito le gare da dirigente tra Firenze, Bologna e ancora prima Lecce.
Tutte sommate, viene fuori la cifra tonda e nel giorno della festa si ricordano i momenti più felici. Raggiunti soprattutto nella prima delle due esperienze con la «maglia» viola: se si considerano i punti fatti, dunque al netto delle penalità, la Fiorentina fu l’unica italiana con l’Inter a piazzarsi tra le prime quattro dal 2006 al 2009 con la conseguenza che quel gruppo ebbe la possibilità di frequentare la Champions League.
Raccontare le altre giornate più emozionanti impegnerebbe troppo tempo. E soprattutto sarebbe uno sforzo inutile: “La più bella delle mie 500 presenze in Serie A? Sono tante e bellissime ma mi piace guardare già alla prossima. In assoluto la migliore è quella che deve ancora arrivare, sarà quella che ci farà ottenere quello che ancora mi (e ci) manca, cioè un trofeo“.
I giocatori scoperti e le plusvalenze fatte realizzare infatti non finiscono nel palmares. Sul podio dei ricordi ecco invece altri tre momenti, che sono una sintesi perfetta della carriera. Due marzo 2008, la Fiorentina trionfa in casa della Juventus, evento che non si verifica da 20 anni, con gol di Gobbi, Papa Waigo e Osvaldo (acquisto tra i più decisivi, e criticati, della gestione Corvino).
Diciotto maggio 2008, la Fiorentina vince in casa del Torino e si concede la qualificazione alla grande Europa con una rovesciata del solito Osvaldo. Ventotto agosto 2016, Fiorentina-Chievo 1-0, prima vittoria del secondo corso di Corvino in viola.
Il traguardo è stato celebrato anche dal canale tematico del club: “Partito da un paese di 7000 abitanti, una carriera iniziata nei campionati dilettantistici e proseguita per Casarano e Lecce fino a giungere a Firenze nel 2005, una pausa di due anni, un ritorno a Bologna e poi di nuovo qui. Sarà stato il destino, oltre che la neve di Pescara, a far sì che proprio la partita contro i bianconeri facesse da teatro al raggiungimento di un traguardo così prestigioso e che pochi dirigenti sportivi hanno avuto l’onore di toccare nella propria carriera”.
Di
Gianni Ceccarelli