Chi di mitraglia ferisce, di mitraglia perisce. Fare gli spiritosi a Firenze non paga, la morale è questa. Non è solo folclore da campo, peccati di stile veniali, ma una chiave di lettura, pensiamo legittima, per una di quelle partite che rilanciano il calcio e che, in un modo un po’ troppo facile, vengono definite imprevedibili. La Juventus sentiva molto, forse anche più dei viola, la sfida. Al punto, quasi da provinciale, di studiare l’esultanza in caso di gol. La mitraglia, alla Batistuta. Discutibile, in assenza del diretto interessato. Nella testa della Juventus qualcosa si è rotto, se ha pensato a come farsi beffe del pubblico di Firenze, non solo a vincere. Nel 5-0 del 17 marzo 2012, quando nasceva la Juve di Conte, non ci furono gesti del genere. Un segnale di forza. Ieri, Tevez e Pogba, la mitraglia, e la Juve di Conte che sfuma in un modo clamoroso, quando pensava che tutto fosse risolto. Leggerezza e presunzione. Pancia piena. Segnali di crisi. Un crac psicologico evidente, sotto i colpi di Rossi, già entrato nella storia viola. Per Firenze, il paradiso è molto più dolce, dopo aver sfiorato l’inferno. Sotto l’aspetto tattico, la partita ha cominciato a cambiare con Cuadrado spostato a sinistra. I due mezzi rigori si sono bilanciati. La Juve non può lamentarsi, dopo il derby e Verona, e Conte non lo ha fatto.
Dopo Mancini, anche Montella lo ha messo nell’angolo, in 15’. Cambi sbagliati, e Motta che sa di risposta polemica del tecnico alle scelte di mercato. Una Fiorentina gonfia di orgoglio, con il suo nuovo giglio fiorito in campo, Pepito, e la sua mitragliata, quella vera, di tre gol. Juve senza protezioni, senza barriere, come il Franchi. Con Buffon molto poco riconoscibile. E non è la prima volta. Quattro gol in otto giornate un anno fa, dieci oggi. E ora c’è il Real. Nuovi dubbi, molti, per la Juventus. Nuovi sogni, per la Fiorentina, se saprà ripartire, senza sentirsi soddisfatta, da una gioia del genere.

Di
Redazione LaViola.it