Non c’è stato neanche il tempo di metabolizzare, di smaltire una gara senza molto senso come quella tra Fiorentina e Bologna, che stasera bisogna nuovamente scendere sul rettangolo verde. Di nuovo a San Siro, come pochi giorni fa, stavolta sponda nerazzurra. Una sfida che sarebbe stata proibitiva a prescindere ma che, viste le attuali condizioni dei viola, farebbe sembrare la scalata dell’Everest una scampagnata domenicale.
Contro i felsinei, la Fiorentina è stata a un passo dal baratro. Chiunque abbia assistito alla partita – Pioli a parte, viste le dichiarazioni a dir poco discutibili nel post partita – ha visto una pessima Fiorentina, in difficoltà a produrre gioco fin dal 1′ di gara. Soprattutto, ha visto una squadra alla deriva dopo aver subito lo 0-2 del Bologna. “Ho pensato che sarebbe finita 0-6″, ha detto De Gea dopo la partita, sconfessando di fatto le frasi del proprio allenatore. Ma lo stesso pensiero lo hanno avuto anche i tifosi al Franchi e quelli davanti alla tv.
Tutto ciò è arrivato dopo una prova convincente in Conference League contro il Rapid Vienna. Il che rende ancor più grave quanto (non) si è visto col Bologna. Proprio come dopo la Roma, in cui i viola (quella volta sì) avevano perso immeritatamente, la Fiorentina non ha dato alcuna continuità a una buona prestazione e ha toppato clamorosamente la partita successiva. 10 giorni fa era stata la timidissima prova col Milan, in cui perlomeno si era vista una squadra compatta nella sua difesa a oltranza. Nulla a che vedere col secondo tempo di Fiorentina-Bologna, in cui si è avuta la sensazione di una squadra completamente allo sbando.
Poi gli episodi sono girati a favore dei viola. Lo 0-3 rossoblu annullato per fuorigioco di pochi centimetri, i due rigori per falli di mano assegnati alla Fiorentina, il penalty non concesso al Bologna e la conseguente espulsione di Holm. Ed ecco che la squadra di Pioli è arrivata sul 2-2 e poteva addirittura vincerla, se Dodo non avesse deciso di incorniciare il suo pessimo avvio di stagione con un errore clamoroso da pochi passi.
E quindi siamo a parlare di una Fiorentina in ripresa? Di un risultato inatteso e immeritato che può provocare la scossa definitiva alla stagione? Chi scrive non ci crede più. Preoccupa molto di più il grigiore del primo tempo e lo sbandamento dopo il raddoppio di Cambiaghi che la reazione casuale nel finale di partita. Preoccupa tutto quello che si è visto prima del 2-2 col Bologna: i risultati sono lì a testimoniare il disastro a cui stiamo assistendo. Preoccupa la contestazione dei tifosi, che ormai hanno esaurito la pazienza. Preoccupa una rosa costruita male, investendo gran parte del capitale nella casella di centravanti già coperta, non rinforzando la difesa e completando il centrocampo tirando i dadi. Preoccupa Stefano Pioli, che non è mai riuscito a trasmettere a questo gruppo quelle che erano le sue idee e ora appare in enorme confusione.
Soprattutto, preoccupa la situazione societaria. Perché in un momento così buio, così difficile, appare improponibile continuare sulla strada intrapresa a inizio stagione. Con un allenatore in crisi totale e un direttore sportivo che chiede di essere cacciato in diretta televisiva. Ma chi e cosa è la società Fiorentina? Commisso sarebbe in grado di cambiare allenatore, ds o entrambi? Avrebbe le competenze per sostituirli? Le avrebbe il dg Ferrari? La verità è che i nodi stanno venendo al pettine: il vuoto di potere dopo la morte di Joe Barone non è stato colmato. Che sia piaciuto o meno l’operato dell’ex direttore generale, questo è un fatto. E oggi, in un momento di crisi nera, quando serve fare scelte difficili, non si capisce se ci sia qualcuno in grado di prendere in mano la situazione.
In tutto ciò, sembra strano ricordare nuovamente che stasera si gioca. A San Siro, contro l’Inter. L’unica cosa a cui ci sembra di poterci aggrappare è la pazzia del calcio. L’irrazionalità di questo splendido gioco che ha permesso alla squadra di Pioli di pareggiare una partita che sarebbe potuta finire 0-6 per gli avversari. Oltre a questo, però, la Fiorentina si è guadagnata sul campo l’assenza di fiducia da parte di tifosi e stampa. Sta a loro provare a convincerci del contrario.

Di
Marco Zanini