L’illusione con le tre vittorie di fila tra campionato e coppa, una settimana dopo il rischio contestazione e della disfatta proprio prima delle vacanze di Natale aleggia sul cielo di Campo di Marte. Quanto è discontinua, questa Fiorentina. Tra risultati e umore dell’ambiente, è un’altalena perpetua. Con il rischio di una stagione mediocre, dopo quattro anni europei consecutivi, che si fa più concreto ad un passo dal giro di boa di campionato.
Del resto questo dice la prima parte della stagione 2016/2017, ma in generale tutto il 2016 viola. Perché nella classifica dell’anno solare la Fiorentina è tristemente settima, a -3 dall’Inter (e con ben 3 vittorie in meno) e con appena 2 punti in più di Chievo e Genoa. Una squadra che tecnicamente è da parte sinistra della classifica, ma complessivamente forse non da Europa. Specie se i giocatori non vengono fatti giocare in modo da rendere al massimo delle proprie possibilità. Ed è rimasta di fatto soltanto un’utopia, o un miraggio saltuario, quell’idea di Fiorentina prima in classifica, un anno fa di questi tempi. A livello di gioco, prestazioni e convinzione nei propri mezzi. Servirebbe cambiare, cambiare molto, cosa che non è stata fatta per diversi motivi l’estate scorsa, ma che sarà realizzata a giugno 2017. Tra l’incapacità dell’allenatore di trovare una assetto continuo e logico ad una squadra che avrebbe potenzialità, ed una rosa che comprende giocatori ‘non da Fiorentina’ o calciatori in declino psico-fisico. Le responsabilità della continua altalena, e del rischio mediocrità, sono da condividere. Ma non si può certo gettare all’aria una stagione a fine dicembre.
Anche perché, i numeri raccontano di una Fiorentina sì in difficoltà, ma ancora in corsa per i propri obiettivi minimi. Quinto posto lontano 7 punti, sesto posto lontano 3 punti. Il girone europeo passato e i sedicesimi da giocare contro il Borussia Monchengladbach, la coppa Italia che ancora deve iniziare. Giovedì al Franchi arriverà il Napoli, ultimo scoglio di questo triste 2016. Un rapporto società-squadra-allenatore-tifosi tutt’altro che sereno, ancorato ai risultati che non stanno arrivando. E allora il rischio imbarcata, nella fredda serata di giovedì, c’è eccome. Il rischio contestazione, pure. In una serata complicatissima, per stato di forma e ambiente.
Il Napoli è lanciatissimo, ha vinto le ultime tre gare di campionato segnando ben 13 gol, ha superato da prima del girone il turno di Champions League. Ha trovato un assetto dopo tanti tentativi, Maurizio Sarri. La Fiorentina e Sousa, invece, sono immersi nelle solite difficoltà: approccio blando alle gare, deconcentrazione, momenti di assenza durante le partite, una difesa che non ha le certezze di un tempo, scelte tattiche che spesso sono cervellotiche e non pagano. Tutto questo a Firenze fa paura, i tifosi temono la disfatta che aprirebbe un solco forse irreparabile.
La speranza è però nell’orgoglio della squadra di Sousa. Quella che, quando ferita, riesce bene o male sempre a reagire. Preso uno schiaffo, si lotta tutti insieme per rifarsi. Questo non si può non riconoscere, a questa Fiorentina. Lo si è visto domenica a Roma, così come a San Siro, ma anche nelle vittorie con Palermo e Qarabag, a Cagliari, a Torino. Risposte e reazioni spesso tardive, sì, ma che sono state evidenti. “Come gruppo siamo più uniti, più squadra rispetto all’anno scorso”, ha voluto specificare Bernardeschi. Vedremo se questa scossa, se questo moto d’orgoglio riuscirà a tramutarsi in punti nell’ultimo atto del 2016. Per provare a passare un Natale calcisticamente sereno. E allontanare lo spettro mediocrità.

Di
Marco Pecorini